(di Roberto Falaschi) – All’inizio di febbraio di quest’anno fu rinvenuto il corpo straziato del giovane Giulio Regeni, scomparso una settimana prima.
Dato che l’Egitto è una dittatura fu dato per scontato che prima il sequestro e poi la morte fosse stata causata dai servizi segreti locali. Ciò peraltro fu stabilito in Italia senza alcuna prova ne valutazione del caso nel suo insieme.
Non solo i media si scagliarono contro l’Egitto, in fondo devono vendere, ma non fu da meno lo Stato italiano, ciò che è assai più grave.
Immediatamente fu chiesto all’Egitto perentoriamente conto e ragione dell’accaduto e quindi preteso di svolgere l’inchiesta da parte del sistema investigativo italiano con anche magistrati nazionali.
Questo fu indubbiamente il primo errore. Cosa direbbe l’Italia se in un caso di omicidio di cittadino straniero l’altro Stato pretendesse di svolgere anche lui l’inchiesta sottintendendo, come di fatto fece l’Italia con l’Egitto, l’inefficienza del sistema investigativo locale? Sicuramente mostrerebbe una profonda ostilità verso una tale pretesa.
Evidenziato questo autogol italiano, cerchiamo di esaminare con distacco il “caso Regeni”.
Egli era uno studente che era stato inviato in Egitto dall’Università di Cambridge ed il suo tutor era la Professoressa egiziana Anne Alexander. Essa risulterebbe essere apparentata con i Fratelli Musulmani ed organizzatrice di manifestazioni anti El Sisi.
Scopo dello studio era una ricerca sui sindacati indipendenti in Egitto. Circola altresì la voce che potrebbe essere stato un agente coperto dei servizi britannici.
Tema non certo gradito al regime locale, che tuttavia lascia tranquilli tutti quegli stranieri dell’Università del Cairo che appartengono alla sinistra pseudo rivoluzionaria, uno dei quali è quello studente che avvisò l’Ambasciatore italiano della scomparsa di Regeni due ore dopo il mancato appuntamento.
Si preoccupò così presto? Perché? Perché il fatto avvenne mentre era in arrivo una importante delegazione italiana?
Assumiamo che Regeni sia stato sequestrato da Mutabarak (intelligence egiziana). Sarebbe stato condotto alla centrale, o altro locale, ed interrogato da agenti esperti degli interrogatori, ossia capaci senza neppure sfiorare l’interrogato ad estrarre qualsiasi cosa fosse loro di interesse.
La professionalità sta tutta lì e comunque avrebbero saputo che torturare ed uccidere un cittadino italiano avrebbe creato problemi tra i due Paesi.
Ma se poi fosse stato proprio Mutabarak una volta ucciso volontariamente il Regeni perché farlo rinvenire sul bordo strada e non lontano da un posto di polizia? Non sarebbe stato facile farlo scomparire definitivamente in mare o nel deserto oppure nel Nilo?
Evidentemente non solo “qualcuno” ha voluto che fosse rinvenuto, ma altresì che apparisse chiaramente essere stato torturato. E’ possibile e credibile che questo “qualcuno” sia lo stato egiziano? Per quale suo vantaggio? Palesemente nessuno.
Allora, se si tratta di organi di quello stato è chiaro che sarebbe stata una manovra contro il regime istigata o dai Fratelli Musulmani oppure da una o più potenze straniere interessate a guastare i rapporti privilegiati tra Italia ed Egitto.
Vediamo altri dettagli che appaiono poco convincenti. Allorché l’India fece la gran porcata di sequestrare due nostri militari in servizio in alto mare asseritamente per un fatto al quale tutte le evidenze li dimostrano estranei nessuno stato terzo profferì verbo (quasi neanche l’Italia, codardamente), mentre per Regeni perfino il Presidente B. H. Obama ebbe a criticare El Sisi, per non menzionare Cameron ed Hollande.
Perché hanno interloquito nella faccenda?
Se osserviamo la scena internazionale locale possiamo ipotizzare due canali di interesse di altre potenze.
La prima potrebbe riguardare l’appoggio egiziano al governo libico di Tobruk in opposizione a quello designato dall’O.N.U. e quindi da potenze occidentali ed alcuni stati del golfo.
Certo è difficile far avallare ai libici un governo stabilito da “infedeli” sia pure con l’appoggio di alcuni credenti.
L’altra ipotesi potrebbe riguardare la scoperta dell’enorme giacimento di gas di fronte alle coste egiziane.
Certo togliere quel ghiotto boccone all’Italia per “papparselo” giustificherebbe qualsiasi sporca azione. Ecco allora apparire un’ altra guerra del petrolio. Che vengano tantissime centrali nucleari a togliere peso a quella materia prima causa di così tante morti e miserie!
L’Italia si è risentita perché l’Egitto non ha concesso ai suoi inquirenti di investigare lì ed ha ritirato l’Ambasciatore, commettendo un vistoso autogol, mentre il silenzio da parte britannica e dell’Università di Cambridge non vengono considerati disdicevoli?
La Alexander ha risposto alle nostre richieste con ciò che si potrebbe definire un’alzata di spalle e gli italiani silenti. Eppure fu proprio lei ad inviare il povero Giulio in Egitto per uno studio non proprio gradito al regime, il quale comunque conoscendo lo scopo del viaggio non ebbe difficoltà ad accettarlo.
Se era per ottenere informazioni sui sindacati indipendenti non aveva certo bisogno di lui.
La Alexander non è certo priva di sostanziali responsabilità nella vicenda Regeni, ma poco è stato considerato questo canale di indagine, almeno in Italia. Infatti ha inviato uno studente, probabilmente bravo ricercatore, ma sicuramente ingenuo ed inesperto per muoversi in un regime dittatoriale frugando nei “fatti suoi”.
Che nesso vi è tra questa donna ed i Fratelli Musulmani in questo episodio?
Potrebbero essere stati questi ultimi a sequestrare, torturare ed uccidere Regeni al fine di creare problemi al regime che li tiene sotto scacco. Se altrove i Fratelli Musulmani, o loro sodali, torturano e sgozzano persone non avrebbero certo avuto alcuna remora nei confronti del nostro connazionale.
Ma è mai possibile che i governanti italiani non siano stati capaci di afferrare che la questione della scomparsa prima e dello strano ritrovamento poi del corpo martoriato di Regeni era oltremodo sospetta?
Perché si sono gettati immediatamente su uno scenario che quanto meno avrebbe richiesto un attento esame prima di esprimere giudizi avventati? Possibile che tra la Farnesina, il Viminale e Via Arenula nessuno abbia sollevato la necessità di agire con prudenza?
Sembrerebbe che poiché molti mass-media hanno subito imboccato una via i nostri governanti hanno seguito, mentre in realtà avrebbe dovuto essere l’esatto contrario.
Questa disamina fredda del “Caso Regeni” è solo il frutto di chi vuole guardare i fatti con spirito di rapporti tra stati aventi ognuno i propri interessi.
Ciò non toglie la completa comprensione del dolore dei genitori, dei parenti ed amici di Giulio con il loro giustificatissimo desiderio di sapere cosa e perché è successo al loro amato figlio o amico.
Certo se ci fosse stata più freddezza nell’agire governativo forse, ma dico solo forse, oggi ne sapremmo di più e saremmo meno distanti dalla verità, che comunque resta sempre la prima vittima nelle grandi manovre internazionali che nel caso in questione a Giulio Regeni si deve aggiungere anche l’Italia quale vittima.