(di Roberto Falaschi) – Con il ritorno in Italia delle due “cooperanti” Greta Ramelli e Vanessa Marzullo si è riacceso il dibattito sul pagamento dei riscatti chiesto dai rapitori di varie formazioni islamiste. Per quanto riguarda i sequestri effettuati da criminali italiani il problema fu risolto anni addietro vietando alle famiglie qualsiasi contatto con i rapitori. Questa posizione ha portato in breve alla cessazione di tale tipo di reato dimostrando che la fermezza alla lunga da i suoi frutti positivi.
Con i sequestri compiuti da parte di organizzazioni islamiste la posizione italiana è sempre stata opposta a quella interna con il risultato che essi continuano purtroppo con una indesiderata frequenza. L’Italia è l’unico paese che paga per riavere i propri cittadini sequestrati con ciò non solo ponendo in continuo a rischio la posizione degli italiani che per qualche motivo si trovano in aree geografiche controllate o accessibili da estremisti, ma al contempo indisponendo gli alleati occidentali che evitano accuratamente di cadere nella trappola del pagamento.
E’ evidente che le due “cooperanti” Greta Ramelli e Vanessa Marzullo si sono imbarcate in una situazione che non erano minimamente preparate ad affrontare. Ma vediamo brevemente il loro iter a partire dalle fotografie che abbiamo avuto modo di vedere.
In una, figurava in arabo la parola “pace”. Può voler esprimere una qualsiasi posizione ed è quindi insignificante ai fini dell’identificazione del pensiero delle due volontarie. In un’altra foto, scattata in Piazza del Duomo a Milano, appariva, sempre in arabo, la frase “agli eroi di Liwua Shuhada al Islam grazie per l’ospitalità e se Allah vuole vediamo la città di Idlib libera quando ritorneremo”.
Per chiarire la frase: Idlib è una città della Siria del Nord, prossima alla Turchia, persa dai miliziani Liwa Shuhada al Islam, che vi effettuarono cinque giorni di mattanza prima di perderla da parte dei miliziani di Al Nusra, affiliati ad Al Quaeda. Quindi le due “cooperanti” auspicavano che la brigata Liwua Shuhada al Islam (Brigata dell’Islam) ritornasse nella città dove aveva compiuto una sua mattanza. Così stante le cose appare difficile attribuire loro la definizione di cooperanti, implicante una posizione neutrale, dal momento che palesemente parteggiavano (o parteggiano?) per una delle parti in lotta.
Sembrerebbero piuttosto delle “militanti”. Ciò appare anche provato dalle intercettazioni dei R.O.S. dalle quali si comprende come la Ramelli e la Marzullo fossero militanti schierate e ben convinte, poi tradite per convenienza e riscattate fornendo così ai terroristi abbondante moneta con la quale potrebbe essere organizzato qualche atto terroristico, magari in Italia e questo con i soldi dei cittadini italiani. E che dire dei kit di pronto soccorso contenuti in tascapane mimetici?
Normalmente il personale medico evita di camuffarsi facendosi riconoscere per quello che realmente è. Quindi palesemente quei kit erano destinati a combattenti che hanno tutto l’interesse a mimetizzarsi nel luogo degli scontri.
Peraltro mentre del materiale umanitario spedito viene tenuta precisa documentazione dalle due cooperanti/militanti, dei kit non viene specificata la destinazione adducendo motivi di sicurezza, ma definita con una semplice lettera “B”. Inoltre dalle intercettazioni telefoniche si apprende anche di un contatto con il militante islamista Mohammed Yaser Tayeb al quale Greta Ramelli assicura di voler “offrire supporto alla Free Syrian Army” che riunisce varie formazioni jihadiste, il cui scopo finale non è certamente la democrazia.
Tuttavia, ciò che più inquieta del contatto con il predetto Tayeb è il suo rapporto con un certo Maher Alhamdoosh con il quale si erano coordinati per recarsi in Siria cinque giornalisti italiani nel 2013 che furono prontamente sequestrati e rilasciati dopo un consistente riscatto. Sempre a spese del tartassato contribuente italiano.
Credo che fosse necessario elencare alcuni elementi per definire, almeno sommariamente, tutti i dettagli della non certo chiara vicenda delle non cooperanti, anche per prendere in considerazione spassionatamente la questione del pagamento dei riscatti. Spetterà alle Forze dell’ordine ed alla magistratura appurare tutti i dettagli della non certo chiara vicenda ed, ove occorra, applicare la legge.
In calce a questo ed ad altri episodi di giovani che malamente indottrinati si recano a prestare aiuto a movimenti estremisti islamici, è evidente la necessità di rendere di comune e diffusa conoscenza come l’ideologia religiosa dell’islam sia anche, se non soprattutto, una dottrina di comportamento di vita legato a principi totalmente alieni al nostro sentire culturale, quando non opposti ed incompatibili.
L’Islam sta conducendo una guerra spietata contro la cultura occidentale, ossia i nostri principi sociali, e le altre religioni con il chiaro intento di progressivamente convertire o massacrare chi non si sottometterà. Chi aiuta questo islam militante aiuta qualsiasi forma di intolleranza e la sottomissione totale della donna all’uomo, oltre ai massacri perpetrati contro vittime colpevoli di una diversa opinione o credo.
Per un musulmano che viva in paesi a maggioranza islamica è impossibile non essere militante, ne va della sua vita, ma grazie all’ignavia dell’occidente lo sta diventando anche in Europa dove esistono enclaves controllate totalmente dagli imam che applicano la sharia, ossia legge coranica.
Nelle moschee si predica la violenza religiosa e si infiammano i cuori armando la mano a persone ben indottrinate alla violenza, e gli stati europei stanno pavidamente a guardare. Si interpreta il dovere di ospitalità come accettazione di culture aliene anche se in contrasto ed ostili. C’è chi predica di concedere la cittadinanza a persone contrarie culturalmente al modo di vivere occidentale.
Il risultato tangibile di queste posizioni è l’ingovernabilità di talune porzioni di territorio nazionale, l’esodo della popolazione autoctona da taluni quartieri che in conseguenza si degradano sempre più. E’ indispensabile che venga portata avanti da tutti i governi europei ed in particolare dall’Italia per quanto ci concerne, un’attiva politica di istruzione relativa alla religione islamica nei suoi aspetti che ci riguardano, nella chiarificazione che movimenti che combattono dittature non si battono per la libertà, ma per l’oppressione religiosa islamica, che le primavere arabe furono una maledizione per la popolazioni locali che passarono dalla “padella alla brace”. Esse furono un madornale errore.
Che i governi svolgano un’azione volta a reprimere la propaganda anti occidentale con ciò diminuendo sia i casi di sprovveduti plagiati che si recano in aree a rischio per aiutare “il nemico”, con soccorsi o combattendo e facendo al contempo ben intendere che riscatti non verranno più pagati.
Non è nell’interesse collettivo pagarli e non è accettabile finanziare un nemico che da ben 1400 anni ci aggredisce, come la storia insegna. Chi vuole personalmente recarsi in aree a rischio non ha che da pagarsi un’assicurazione personale, ma non è equo che pretenda dalla collettività un esborso che andrà contro gli interessi della stessa. Poi ognuno decida avvedutamente del proprio destino. E se ne assuma le responsabilità.
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