(di Roberto Falaschi) – L’attuale crisi dei migranti coinvolgente tutti i paesi dell’Unione Europea, sia pure in maniera e quantità differenti, sta facendo emergere un latente malcontento diffuso tra i cittadini relativamente alle gestioni dei singoli stati ed a quella portata avanti dal complesso normativo di Bruxelles.
La prima conseguenza è un’avanzata rilevante a tutte le tornate elettorali dei partiti contestatori della maniera con la quale viene gestita la res publica, nonché delle “trovate” politicamente corrette delle così dette classi dirigenti e degli intellettuali.
A questo proposito potrebbe essere istruttiva una storia nata all’epoca della Rivoluzione Francese che così recita: “mentre un aristocratico sta salendo le scale del patibolo si rivolge ad un assistente del boia chiedendogli ‘perché mi stai facendo questo? E’ perché sono un aristocratico?’ ricevendo come risposta ‘No è perché non ti sei comportato come un aristocratico’”. In effetti l’aristocrazia francese aveva cessato di essere la classe dirigente effettiva pur mantenendone tutti i privilegi a costo degli altri ceti.
Si può dare per assodato che adesso i cittadini non tollerano più di essere guidati da chi non condivide il sentire comune, ma impone ricette sgradite ai più ed elaborate da intellettuali privi di concretezza e delle quali approfitta una classe politica fondamentalmente incapace di essere “guida della nazione”.
In un sistema basato sui principi di libertà, ordine ed uguaglianza di fronte alla legge il compito fondamentale è stabilire il giusto equilibrio tra i governanti ed i governati fondato sulla reciproca fiducia.
Pertanto in una società con un salutare reciproco rispetto i cittadini possono essere fiduciosi sul fatto che i “potenti”, ossia coloro che detengono ricchezza, potere ed influenza agiranno con considerazione per l’interesse collettivo e non unicamente per il proprio tornaconto.
I risultati delle recenti elezioni nei paesi considerati e certamente anche le prossime, hanno dimostrato che il rapporto di fiducia ha cessato di esistere allontanando il voto dai partiti tradizionali, rappresentanti di interessi specifici e non generali.
Tutte le ultime elezioni lo confermano, sia in Europa che oltre oceano. Non a caso sono in crescita partiti quali la lega in Italia ed il Front National in Francia, ma la lista sarebbe lunga.
Alle elezioni primarie aspiranti populisti alla candidatura presidenziale U.S.A. quali Donald Trump e Bernie Sanders ricevono grandi consensi in quanto rappresentano entrambi la “rivolta” contro una struttura politica e culturale che i cittadini hanno difficoltà a continuare a sopportare. E’ di fatto una rivoluzione, ma rivoluzione contro che?
E’ ironico che questa antipolitica, che in realtà è piena politica, sia stata generata proprio dal fallimento delle classi governanti di mantenere il rapporto di fiducia che è alla base di una società democratica.
E questo scollamento non solo è molto evidente, ma va crescendo sempre più e chi ne risente maggiormente è la classe media costituita da liberi professionisti, piccoli e medi imprenditori, artigiani e simili che hanno il loro reddito costantemente eroso, mentre i grandi politici, banchieri, industriali ed altri vedono i loro redditi crescere a dismisura.
Questa ondata di antipolitica o populismo è la precisa risposta al fallimento delle classi egemoni.
Oramai per svariati decenni abbiamo visto la liberalizzazione delle politiche commerciali incentivare le imprese a delocalizzare verso paesi con manodopera di qualità equivalente, ma a costi inferiori e con normative meno stringenti od oppressive – vedi l’Italia – col risultato di indebolire fortemente il sistema produttivo manifatturiero.
Gli “imbrogli” quali i subprime etc. sono costati ingenti somme ai cittadini, così come fallimenti incomprensibili di banche. Una tassazione rapace ha costretto alla cessazione di numerose attività.
Un’immigrazione incontrollata causa di disordini sociali per mancata integrazione generata e giustificata dalla masochistica dottrina del multiculturalismo che ha impedito la selezione degli immigrati in base alle previsioni di integrazione.
Addirittura certi gruppi di immigrati pretendono che siano i locali ad integrarsi con loro. A questo si aggiungano vari decenni di dittatura del politicamente corretto e la misura si è colmata alimentando l’antipolitica.
Stabilito che le dirigenze attuali dei paesi democratici hanno totalmente fallito il compito per incapacità o disinteresse verso il buon governo, non sembra che i nuovi possibili governanti siano molto più capaci o interessati alla res publica, tuttavia possono rappresentare una transizione verso una democrazia che sia rispettosa del termine.
Democrazia infatti è parola costituita dalla greca “aristòs” (migliore, eccellente) e da “kratòs” (governare).