(di Roberto Falaschi) – Come da prassi il Presidente Sergio Mattarella ha inviato un messaggio di congratulazioni al rieletto Presidente della Repubblica araba d’Egitto Abd al-Fattāḥ Saʿīd Ḥusayn Khalīl Al-Sīsī. Ciò rientra nella prassi diplomatica dei rapporti fra stati ed in se non ha nulla di eccezionale.
Tuttavia l’inserimento di una questione che ha avvelenato, e continua a farlo, i rapporti tra le due repubbliche appare quanto meno inappropriato. Infatti mescolare delle congratulazioni con un problema, anche se posto in maniera diplomaticamente garbata, non è certo il metodo per risolvere un contenzioso, tanto più che fin dall’origine il problema lo ha posto l’Italia.
Si dirà a ragione “ma il rapimento ed il barbaro omicidio è avvenuto in Egitto” e quindi perché non addossare la colpa all’Egitto, tanto più che il fatto risulterebbe compiuto da autorità locali? Apparentemente la cosa non fa una piega, però… e si c’è un però.
Un’analisi anche approssimativa dimostra chiaramente che il fatto (fattaccio) è avvenuto in un momento ed in una maniera da destare dei sospetti circa il “perché” ed il “perché allora”.
Per quanto riguarda il “perché” è evidente dalle modalità del crimine che lo scopo era quello di creare attrito negli eccellenti rapporti diplomatici e commerciali tra i due paesi. In ambito internazionale vi è sempre competizione tra stati, anche se alleati ed apparentemente amici. Ciò impone un’attenta valutazione degli eventi prima di adottare posizioni ostili verso un partner politico/commerciale.
Il governo italiano non ha esaminato le dinamiche e la tempistica dell’assassinio di Regeni, tra l’altro stranamente fatto rinvenire con palesi segni di torture all’arrivo di una importante delegazione italiana a Il Cairo. Gli egiziani non sono stupidi e pertanto attribuire a quelle autorità la colpa su notizie stampa appare una grossa leggerezza italiana. Leggerezza peraltro recentemente ripetuta espellendo per un fatto verificatosi in Inghilterra dei diplomatici senza evidenze della colpevolezza russa. In questi casi “repetita non iuvant”.
Se il crudele delitto contro Regeni è stato perpetrato ad arte la domanda è “cui prodest”. La risposta è complessa e si può partire da due punti ognuno dei quali non esclude l’altro.
Nella questione libica l’Italia si è assunta una posizione guida per portare a risoluzione la governabilità del paese senza una sua scissione. Premesso che una vera Libia unita fu creata dall’Italia durante la colonizzazione in quanto l’Impero Ottomano poco si curava delle divisioni di quel territorio, oggi abbiamo di fatto due entità che esercitano, più o meno, la potestà statuale una delle quali appoggiata dall’Egitto in Cirenaica e l’altra in Tripolitania sostenuta dalla comunità internazionale, inclusa l’Italia. La Francia porta avanti un doppio gioco sostenendo entrambi i contendenti in maniera da assumersi la posizione di arbitro a scapito italiano ed acquisire una migliore posizione in Egitto.
L’altro punto, che coinvolge numerosi paesi, è da collegare con la recente scoperta dell’ENI lungo le coste egiziane di un enorme giacimento di gas, che ora andrà estratto. A chi toccherà questo compito considerato che le maggiori probabilità per ovvi motivi le aveva l’ENI? Non è che un sabotaggio nei rapporti tra Italia ed Egitto potrebbe favorire i numerosi concorrenti? Cosa di meglio che un rivoltante ed inutile assassinio?
Non è neppure da escludere un interesse dei fratelli musulmani a squalificare internazionalmente il Presidente Al Sisi, così come può facilmente essere ipotizzata una collusione di partners nel gestire tempistica e metodo dell’omicidio.
Stante quanto precede, con ogni probabilità il comportamento italiano non è stato razionale poiché appare chiaro che il “cui prodest” dell’assassinio non è stato preso in considerazione, ma sono stati fondamentalmente seguiti articoli di stampa immediatamente apparsi e forse imboccati da chi era interessato ad una versione indirizzata della notizia. A pensar male…
E’ mai possibile che a due anni dal tremendo episodio ancora non si vada a cercare unitamente alle autorità egiziane cosa vi è dietro quell’omicidio cercando di risolverlo non per le vie giudiziarie, ma utilizzando oculatamente la politica, la diplomazia ed i servizi? Una volta individuati mandanti ed esecutori il compito spetta alla magistratura.
Una condotta simile sarebbe stata fruttuosa per l’Italia facendo abortire la “trappola”, e più umana nei confronti dei genitori di Regeni.
I paesi che aspirerebbero allo sfruttamento dei giacimenti individuati dall’ENI a nord dell’Egitto sono diversi, a cominciare dal vicino Israele che potrebbe essere sospettato di tramare contro l’Italia, oltre ovviamente all’Inghilterra e agli USA, ma sulla base delle passate esperienze i più indiziati sono sicuramente francesi ed inglesi.
Un po’ di storia può essere istruttiva. Vediamo che dopo la proclamazione dell’Italia fu l’ostilità francese a spingere il Regno verso un’alleanza innaturale con gli Imperi d’Austria e di Germania. Fortunatamente l’Italia si esfiltrò dalla Triplice Alleanza all’ultimo istante prima della catastrofe. Una sconfitta nella Grande Guerra avrebbe sicuramente fatto scomparire l’Italia quale stato unitario.
La Francia dimostrò la sua ostilità verso “les italiens” con la questione tunisina. L’Italia sicuramente sbagliò ad intraprendere una guerra di conquista coloniale in Etiopia quando le grandi potenze stavano avviando il processo di decolonizzazione, ma fu la Francia che guidò la Società delle Nazioni a decretare le sanzioni che spinsero verso la Germania. Peraltro per evitare la sconfitta etiope sarebbe stato sufficiente interdire il passaggio delle truppe italiane dal Canale di Suez.
Dalle sanzioni nacque quel partenariato italo/tedesco che ebbe come conseguenza le leggi di discriminazione razziale, il Patto d’Acciaio e l’entrata nel Secondo Conflitto Mondiale dal lato opposto agli interessi italiani con le ben note conseguenze. Con ogni certezza furono sempre i francesi che “eliminarono” nel 1962 Enrico Mattei perché con la sua politica energetica disturbava lo sfruttamento dei paesi produttori (le Sette Sorelle ne furono ben felici).
Fu sempre la Francia che dette asilo politico ai terroristi italiani, benché per via della NATO fosse ideologicamente e fisicamente alleata.
Dopo il brevissimo riassunto storico, se osserviamo il presente, non appare certo improntata ad amicizia la politica estera francese. I mass media italici, nonché gli auto definiti intellettuali, osannarono la vittoria di Macron come se fosse stato eletto il grande protettore dell’Italia, per poi scontrarsi con la cruda realtà di un Presidente che attua cinicamente secondo gli interessi nazionali.
Vediamo la questione dei migranti, poi il veto all’acquisizione da parte di una ditta italiana dei cantieri navali francesi, quindi istigare il rifiuto alla presenza delle truppe italiane che avrebbero dovuto contrastare il flusso migratorio da parte dei governi del Niger e della Tunisia.
Quello che precede è un brevissimo, incompleto elenco delle azioni ostili dei francesi verso l’Italia e l’assassinio di Regeni si potrebbe facilmente inquadrare in tale contesto.
Comunque nella questione la Francia e l’Inghilterra sono certamente i principali indiziati, tenuto conto che quest’ultima ha, fin da dopo la Grande Guerra, svolto azioni “imperialistiche” nei confronti dell’Italia come ampiamente dimostrato dai documentatissimi libri “Il golpe inglese. Da Matteotti a Moro: le prove della guerra segreta per il controllo del petrolio e dell’Italia” e “Colonia Italia. Giornali, radio e tv: così gli Inglesi ci controllano. Le prove nei documenti top secret di Londra” di Cereghino e Fasanella.
La politica estera è cosa seria che richiede anche lunga memoria storica e non azione di apprendisti.