(di Roberto Falaschi) – Senza alcun dubbio il primo maggio scorso è stata una giornata memorabile a Milano. In primo luogo per i maltrattati milanesi che per certo non la scorderanno. Poi per gli organizzatori dell’EXPO che hanno potuto inaugurarla malgrado che i lavori fossero ancora da terminare. Quindi per politici ed affini che hanno potuto pavoneggiarsi nella circostanza. Ma chi si sente attore e vincitore della giornata sono i black bloc che hanno scorrazzato e distrutto a piacimento. Speriamo non stiano pensando alle famose cinque giornate di Milano e non progettino altre quattro manifestazioni come quella appena passata.
Questi black bloc poi hanno degli alleati e concorrenti attivissimi in Medio Oriente ed in Europa, ossia gli estremisti islamici che sicuramente stanno tramando per attirare l’attenzione del mondo su di loro e sulle loro capacità distruttive. Speriamo che i nostri sistemi di sicurezza vari gli facciano mancare il risultato da questi voluto. Ma ritornando ai soli black bloc, sicuramente Alfano ha ragione quando sostiene che l’abile azione delle Forze dell’Ordine ha evitato il peggio limitando i danni.
Elogio venga dato a queste per il comportamento tattico manifestato nei confronti di quella teppaglia, che Renzi definisce ipocritamente giovani figli di papà cretini, o qualcosa di simile, e per l’autocontrollo dei singoli agenti e carabinieri durante tutto il periodo degli scontri. Riconosciuto il merito a chi di dovere, vediamo quali sono i mali a monte che hanno portato alla vandalica distruzione del centro di una delle più belle e rinomate città d’Italia.
In primo luogo sembra mancata un’azione di intelligence internazionale che permettesse di isolare i facinorosi stranieri calati in Italia a mo’ di lanzichenecchi e che si sono alleati con i nostri teppisti per distruggere quanto sul loro percorso. Inoltre l’intelligence avrebbe dovuto individuare nei vari paesi europei chi sono i “gestori” di questi delinquenti di basso rango che essi gestiscono non solo fornendo “materiale da sommossa”, ma che anche contribuiscono evidentemente in denaro per le loro necessità oltre che alla loro ideologizzazione. Infatti sarà ideologizzazione da strapazzo, ma pur sempre ideologizzazione.
Quindi i Servizi vari italiani avrebbero dovuto ottenere dai colleghi stranieri i nomi dei soggetti pericolosi in modo da poterli monitorare fin dal loro arrivo in Italia. Per quanto attiene alla teppa nazionale, che auspicabilmente è schedata, sarebbe stato necessario un servizio di monitoraggio stretto anche a mezzo finti black bloc ben infiltrati tra di loro, sia di persona che a mezzo social network. Comunque il terreno di coltura di questa gente è senza dubbio costituito da vari centri sociali.
Infine la lacuna maggiore è nel nostro sistema penale e nella magistratura. Per quest’ultima il discorso è semplice: applica troppo le leggi pro reo arrecando un danno sia all’immagine del Paese all’estero che fisicamente in Italia, ne valga quale esempio la quantità di danni arrecati a Milano, sia al pubblico che al privato. Non sembra giusto che per un certo senso di garantismo si giustifichi lo scempio di una città. Viene poi il sospetto che qualche magistrato possa essere stato condizionato dal suo credo di sinistra.
Se le nostre leggi non consentono un’efficace e diretta azione preventiva nei confronti di individui il cui scopo per la società in determinate circostanze è alquanto dannoso, che il Parlamento provveda, su propria iniziativa, su iniziativa governativa o su quella dell’opposizione. Ma che la classe politica agisca e agisca in fretta.
D’altra parte se prendiamo come inizio di incidenti simili a quelli di Milano del 1° maggio quanto avvenuto a Genova nel 2001 il tempo per produrre una normativa ad hoc non è certo mancato. Al limite basterebbe una di quelle “leggine” tanto care ai nostri Parlamentari che accomunasse i comportamenti dei black bloc e simili a quelli dei tifosi celebrando processi e condanne quasi seduta stante. Sarebbe un grosso passo avanti, ma non sufficiente, perché si tratta di considerare la posizione delle Forze dell’Ordine nelle circostanze in considerazione.
Abbiamo visto che alcuni facinorosi denunciano esponenti di queste ultime, i magistrati ascoltano le deposizioni dei coinvolti in atti di violenza che non possono che essere falsate a loro beneficio e quindi condannano i singoli poliziotti/carabinieri ed i loro capi a pene varie. Se atti di violenza fuori misura vengono commessi è giusto che si adottino provvedimenti al riguardo, ma la cosa deve essere valutata alla luce degli scontri e della violenza che le Forze dell’Ordine subiscono.
Forze dell’Ordine costituite da persone che non si trovano certo in quelle situazioni per loro scelta, contrariamente a quanto avviene per i devastatori dei beni pubblici e privati oltre che della civile convivenza.
Poiché nei rapporti internazionali l’immagine è di primaria importanza, l’Italia in questa occasione, chiedo scusa, anche in questa circostanza è riuscita a dare di se un’impressione ben al di sotto di quelle che sono le normali aspettative. A poco o nulla serve chiedere le dimissioni del ministro dell’Interno dal momento che la responsabilità di quest’ennesimo disastro risale a ben prima di questo governo ed è una colpa grave di tutta la classe dirigente “buonista” anchilosata davanti ai “diritti” e per nulla attenta ai “doveri” tanto dei cittadini quanto degli stranieri.
E’ cosa profondamente ingiusta parlare dei diritti dei malfattori a scapito di quelli dei cittadini onesti e del loro diritto alla protezione personale e dei beni materiali. Poiché giustamente non è consentito ai cittadini reprimere queste bestiali azioni dei black bloc e poiché lo stato si è arrogato in esclusiva l’uso della violenza, è bene che quando serve la utilizzi, anche sotto forma di restrizione preventiva della libertà nei confronti di coloro che manifestano intenzioni dannose per il vivere in una società organizzata nella quale i cittadini hanno delegato la loro protezione allo stato.
Se mancano le leggi, si producano. Se mancano le persone dell’intelligence, si assumano e si formino. Se manca la volontà di agire da parte di chi di dovere, che se la faccia venire proprio perché è suo preciso compito nei confronti dei cittadini, così come è preciso obbligo di difendere le Forze dell’Ordine preposte a difesa dei cittadini.
Infine sarebbe anche opportuno che il sistema giudiziario agisse non interpretando la legge pro reo, ma bensì pro Italia al fine di separare i “molesti” dai virtuosi (così vanno definiti i cittadini che subiscono anziché prendere i forconi e d impiegarli per attività diverse da quelle agricole). Risulta che molti decreti di espulsione non siano stati convalidati con motivazioni che si sono rivelate errate alla luce degli avvenimenti successivi.
Attualmente è in gestazione la legge anti tortura che auspicabilmente non dovrà considerare tortura solamente quelle attività dello stato volte a danneggiare individui e/o gruppi di individui fine a se stesso, ossia senza alcuna necessità di impiegare la violenza, che è legittima la dove serva a reprimere una ingiusta ed immotivata violenza.
I manifestanti facinorosi e distruttivi di Milano del 1° maggio, black bloc o altro, hanno torturato la città di Milano lasciando delle profonde ferite nel suo essere e nei milanesi. Altrimenti detto, che non sia una legge contro le Forze dell’Ordine, ma che valga erga omnes.
Per concludere, la Prefettura ha concesso il permesso di manifestare pacificamente e molti contrari all’EXPO hanno sfilato in buon ordine senza arrecare danni. Ma allo stesso tempo nella manifestazione si sono aggregati quelli che i francesi chiamano i “casseurs” (rompitori) quindi che una volta arrestati non solo essi vengano condannati per quanto previsto dalle leggi vigenti e senza attenuanti di alcun genere, ma vengano altresì condannati a risarcire il danno provocato. Non potranno adempiere ovviamente ed allora che vengano perseguiti nel tempo con dei pagamenti almeno simbolici, ma che ricordino alla loro coscienza, se la possiedono, il male compiuto.
La galera, i lavori socialmente utili passano, le rate di pagamento rimangono. Ma ancora più importante sarebbe risalire con mirate inchieste di polizia e azione di intelligence a quelle organizzazioni che, come accennato sopra, gestiscono i black bloc per renderle responsabili del loro agire di fronte ad un tribunale penale ed addebitando anche a loro i danni materiali e morali. In mancanza di questo un cittadino sospettoso potrebbe pensare ad inefficienza o collusione, che si auspica inesistenti.
E’ indubbio che se la classe politica agisse di conseguenza verrebbe premiata al momento del voto, perché la cittadinanza desidera sicurezza. Allora visto che i membri del Parlamento sono eletti per eseguire la volontà del popolo, che la si dia questa sicurezza. E non solamente quella relativa alle manifestazioni, ma in tutti i settori.
A Roma la guerra degli “indignati”
ottobre 15, 2011