(di Roberto Falaschi) – Nella primavera del 1927 il giovane Sergente viene inviato in Etiopia per scortare un’auto Bianchi ed un carro armato Fiat 3000 armato di due mitragliatrici FIAT (Sostanzialmente una copia del francese Renault FT 17) dono di Luigi Amedeo di Savoia, Duca degli Abruzzi, al Reggente per la regina Zauditù, figlia di Negus Neghesti Menelik, Ras Tafari Makonnen Woldemikael.
Si tratta di Francesco de Martini, nato a Damasco nel 1903 da padre italiano e madre siriana, arruolato nell’Esercito Italiano nel 1923 ed inviato al deposito carri armati di Roma dove prende dimestichezza con i mezzi corazzati. In considerazione delle sue conoscenze in questo campo e della sua perfetta conoscenza dell’arabo fu prescelto per accompagnare i doni al Reggente etiope e per addestrare il personale locale all’uso del FIAT 3000.
Giunto ad Addis Abeba dimostrò le capacità di mobilità e dell’armamento del mezzo corazzato ai vari Ras riuniti per la circostanza. Gli venne quindi immediatamente destinato un ghebì con relativa servitù e trattato con il massimo rispetto, senza che però con il trascorrere del tempo gli fosse consentito di addestrare dei locali all’uso del mezzo corazzato. Si rese quindi conto che l’importanza del carro armato era tale che chi lo avesse saputo utilizzare se ne sarebbe servito per impossessarsi del potere.
Durante il suo ozio dorato Francesco de Martini fu promosso Sergente maggiore ed al contempo a richiesta del Ministero degli Esteri destinato sine die alla permanenza in loco.
Quando il Comandante della Guardia Imperiale Etiopica organizza un colpo di stato, Francesco de Martini, avvertito dalla Regina Zauditù, preso il carro armato si dirige verso il Ghebì imperiale, ne abbatté le porte in bronzo, e, fatto salire Ras Tafari, ordina ai vari Ras riuniti nel cortile di venire a rendere omaggio a Reggente. Lo accompagna quindi in un giro della capitale per mostrare alla popolazione che Ras Tafari è sempre il capo.
Il risultato di questa azione del de Martini fu che venne immediatamente nominato comandante della Guardia Imperiale, carica che mantenne anche dopo che Ras Tafari divenne Negus Neghesti col nome di Haile Selassie I e fintanto che le relazioni tra i due paesi si mantennero amichevoli. Con il deteriorarsi di queste nella metà degli anni trenta egli chiese al Negus di concedergli di andare in Italia per evidenti motivi di incompatibilità fra il suo incarico e la sua appartenenza al Regio Esercito Italiano.
Durante la campagna d’Etiopia si distingue quale organizzatore di una colonna militare con la quale attraversa l’impervio deserto dancalo aggirando le truppe etiopi e scompaginandone la formazione in maniera tale da facilitare la vittoria italiana del Lago Ashanghi.
Quando nel luglio del 1936, tre mesi dopo la proclamazione dell’Impero Italiano, un reparto dell’esercito etiope assalta Addis Abeba occupandola in parte Francesco de Martini viene incaricato di proteggere la ritirata delle truppe italiane. Svolge così bene il compito affidatogli che respinge il nemico riportando la capitale sotto il controlla italiano.
Il sergente maggiore Francesco de Martini viene così decorato di una medaglia d’argento al valor militare.
Successivamente a seguito delle sue azioni contro i ribelli etiopi, gli shifta (banditi) fu promosso ufficiale per meriti di guerra ed al termine della campagna etiope inviato alla Scuola di Applicazione a Parma e quindi col grado di Tenente nel 1939 in Albania nel 31° Rgt. Carri della Divisione Centauro. Con la sua conoscenza del turco e degli usi e costumi dell’Impero ottomano egli riscuote un notevole successo presso la società albanese ancora imbevuta della cultura imperiale.
Nel marzo del 1940 il Tenente Carrista Francesco de Martini viene inviato nuovamente in Etiopia e posto al comando di una banda regolare di etiopi e per un fatto d’armi contro ribelli locali decorato di medaglia di bronzo al valor militare.
Nel corso del conflitto in A.O.I. e dopo vari scontri con i britannici fu assegnato ad un reparto di “intelligence”. Durante una missione in territorio Aussa preso da un serio attacco di malaria fu catturato dagli inglesi, ma riuscì ad evadere ed a trasformarsi in guerrigliero approfittando della sua conoscenza delle persone e delle lingue locali oltre che della grande stima di cui godeva.
Nel corso delle sue azioni di sabotaggio in territorio controllato dal nemico riuscì anche a distruggere un grandissimo deposito di armi e munizioni a Massaua. Tuttavia le forze britanniche riuscivano a restringere sempre più i suoi movimenti finché non si trovo nella condizione di dover fuggire a Gedda da dove poté mettersi in contatto con il comando in Italia e dal quale ebbe istruzione di proseguire a “tormentare” gli inglesi e nominato Capo Centro dell’intelligence in A.O.I..
Aderendo all’ordine di rientrare in Etiopia, il Ten. Francesco de Martini riattraversa il Mar Rosso su un sambuco, ma viene catturato vicino alla costa dalla Royal Navy. Viene quindi inviato in campo di concentramento in Sudan dove approfittando dei talleri di Maria Teresa, che era riuscito a non far scoprire ai catturatori durante la perquisizione corporea, si compra tutti gli agi che la località ed il suo stato potevano consentire. Nel 1946 il Tenente Francesco de Martini rientra in Italia dalla prigionia e viene promosso Capitano per meriti di guerra ed incorporato nel S.I.M. dove presterà servizio fino al momento della meritata pensione.
Per le azioni svolte durante il periodo bellico riceve oltre alla promozione a capitano, una Medaglia d’Oro al Valor Militare, nonché la Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia.
Dopo aver negoziato con gli etiopi la riapertura delle relazioni diplomatiche tra i due paesi ed aver segnalato con notevole anticipo la possibilità che la Jugoslavia esca dal blocco sovietico viene inviato in Medio Oriente quale Capo Stazione da dove fornisce informazioni di prim’ordine sugli avvenimenti che si sarebbero svolti in quell’area.
Infine con il grado di generale di Brigata Francesco de Martini lascia il servizio per un meritato riposo.
Egli è il militare italiano più decorato della Seconda guerra Mondiale ed è giustamente sepolto nel Sacrario militare del Verano (Roma) nella sezione dedicata agli eroi d’Italia.
La fotografia di Francesco de Martini figura nella galleria delle Medaglie d’Oro al Valor Militare posta nel corridoio antistante l’ingresso del Capo del servizio di intelligenze militare italiano (A.I.S.E.).
Per concludere, credo che una VIA FRANCESCO DE MARTINI sarebbe un onore più che meritato non solo per un personaggio che ha così generosamente servito l’Italia acquistando l’incondizionata stima di amici e nemici, ma soprattutto per la città che gliela dedicasse.
Non lo scorderò mai, come tutti quelli che hanno avuto il privilegio di conoscerlo.
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