(del colonnello Andrea Santarossa) – Terra rossa, terra dorata, pendii scoscesi che degradano rapidi a valle, stretti anfratti, il cui fondo gli occhi non possono raggiungere perché rapito dal buio, che si aprono pronti ad accogliere le acque tumultuose che seguono il cadere delle poche piogge o lo scioglimento delle nevi.
Cieli azzurri che a sera diventano del blu dei lapislazzuli, arricchito da bagliori dorati, campi di stelle che guidano verso nebulose mai viste prima.
Genti che compaiono improvvise e che incedono sicure seguendo un percorso che a noi pare condurre verso il niente e che per loro è, probabilmente, la vita.
Tracce di millenni scavate dai calzari delle falangi di Alessandro il Macedone vengono ripercorse oggi dalla tecnologia dell’uomo moderno.
Afghanistan è una terra in cui, nel bene e nel male, l’uomo è protagonista. Afghanistan è una terra arcaica, orgogliosa ed egoista che niente dà e niente sembra voler ricevere.
Oggi, come ieri, l’Afghanistan è di nuovo palcoscenico dove l’impegno dei protagonisti si gioca sulla credibilità. Valori e aspettative di una vita legittima dovuta a tutti, fatta di cose concrete, tangibili che assicurino un futuro di luce e non tenebroso come il passato e che la famiglia possa avere dei progetti per i suoi figli.
E questo è l’impegno e la ragione della presenza militare e costruttiva italiana in questa terra. Un impegno costruito attraverso un doloroso sacrificio di sangue e di vite, ma che siamo certi, vedrà, alla fine, edificato un edificio che reggerà negli anni.
Ora dopo ora, giorno dopo giorno, notte dopo notte, gli elicotteri dell’Aviazione dell’Esercito Italiano si alzano in volo per missioni ogni volta diverse. I Mangusta riempiono gli spazi e le menti dei soldati come delle genti che credono nei valori e nella missione dei nostri militari, credono, confidano e si fidano.
Il volo di un Mangusta anche solo come presenza di deterrenza diventa moltiplicatore d’effetti apprezzato, voluto, ricercato.
I greci avevano due termini per indicare il tempo: Kronos era il lento e monotono fluire del tempo, mentre Kairos indicava un momento particolare, un evento unico e cristallizzato. Kairos potrebbero essere gli spartani che fermarono i persiani alle Termopili o la battaglia di Salamina dove le navi ateniesi sconfissero la flotta nemica.
La Storia dell’Esercito Italiano è davanti a un nuovo Kairos: il nostro 5° Reggimento AVES “Rigel”, quello dal motto friulano “Il mio spirt ator ti svole”, per la prima volta nella storia della giovane AVES, va in Teatro Operativo, in Afghanistan, con il suo nome e il suo Stendardo da combattimento.
Si tratta di un importante evento, lungamente atteso e di triplice significato:
– lo Stendardo è il simbolo dell’unità militare e rappresenterà l’unità anche in operazioni;
– gli Stendardi dell’AVES Rigel mostreranno da ora in avanti i loro colori anche in Afghanistan;
– le gesta eroiche del personale dell’AVES potranno, finalmente, trovare rappresentazione formale e pari dignità come per tutte le altre unità delle Forze Armate che svolgono il loro lavoro in un Teatro Operativo, non certo facile, come l’Afghanistan, dove tutti confideranno nella loro attività di volo, nella loro efficienza e professionalità, nel loro spirito di sacrificio. Sale della nostra presenza in una terrà così lontana e sfortunata.
Il 5° Rigel avrà anche l’onore, come reggimento di volo più anziano dell’AVES, di essere il primo a mostrare i suoi colori e a farsi apprezzare in terra d’Asia.
Tutti i Baschi Azzurri, in servizio e in congedo devono sapere che il colonnello Livio Ciancarella, comandante del Rigel e i suoi soldati sono fieri di questo evento e per l’onore concesso.
Il Rigel nei giorni scorsi è stato salutato alla presenza del Comandante del 1° Comando delle forze di difesa (FOD), generale di corpo d’armata Roberto Bernardini nel corso di una sobria ma sentita cerimonia presso l’Aeroporto “F.Baracca”.
Buon lavoro “Rigel”. Lo spirito del Friuli e dell’Italia vi aleggi attorno.
Casarsa (PN): cambio al comando del 5° Reggimento AVES Rigel
ottobre 3, 2013