(di Roberto Falaschi) – Sono praticamente tre anni che i Sottufficiali di Marina del Battaglione San Marco, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, sono sequestrati dal sistema mediatico e giudiziario indiano, quest’ultimo ancor più farraginoso e lento di quello italiano.
In tutto questo tempo non sono neppure a formulare capi d’accusa che potessero reggere in corte. Nel frattempo i tre governi italiani che si sono succeduti non hanno ottenuto neppure le nozze con i fichi secchi. Da un lato è ovvio il disinteresse dimostrato in Italia tanto dai mass media, quanto dalla classe politica, il che è estremamente grave se si considera che i sequestrati erano in missione militare all’estero inviati ufficialmente a difendere un mercantile italiano in acque pericolose.
Proprio qui sta il nocciolo del problema, indipendentemente da ciò che hanno intrapreso, o non intrapreso, le autorità italiane per risolvere il caso speciosamente sollevato dal Kerala, che ha condotto un’inchiesta che definire una montagna di errori è riduttivo (vedere articolo La condotta investigativa del Kerala e dell’India vs. Latorre e Girone), tanto è vero che il governo federale indiano ha trovato il sistema di avocare a sè il caso. Che poi non sia riuscito a risolverlo è una palese dimostrazione di come l’incompetenza dei successivi governi di due stati che si definiscono evoluti e democratici in realtà calpesti i diritti inalienabili di due cittadini, che tali sono per noi i due fucilieri ancor prima che militari.
Ritornando per un attimo al fatidico 15 febbraio 2012, si può avere il primo fondamentale dubbio dato che la descrizione del battello che causò l’azione difensiva dei militari italiani non corrisponde a quella del St. Anthony.
E’ abbastanza ovvio supporre che il messaggio inviato dalla Squadra di Protezione costituita da sei militari fosse genuino e comunque giustificava l’aver aperto il fuoco secondo le regole d’ingaggio. Proprio qui sta il punto!
I nostri Fucilieri hanno agito secondo quanto stabilito per casi di temuto abbordaggio da parte di imbarcazioni pirata ed hanno difeso ciò che avevano avuto il compito di difendere. Ossia hanno compiuto il loro dovere. Dalla descrizione dell’imbarcazione ci sono dubbi circa il fatto che il St. Anthony fosse coinvolto in quel fatto, e probabilmente non lo era, ma diamo per pura considerazione teorica che invece lo fosse.
La prima osservazione che viene è che il comandate sapesse di navigare in acque “pericolose” non solo per le navi mercantili, ma anche per la sua visto che comunque un peschereccio trasporta merce e che per un pirata è una preda facile visto che è disarmato.
Allora perché non era all’erta anziché sottocoperta a dormire? Perché avrebbe lasciato il battello in mani incompetenti che navigando hanno seguito una rotta che insospettì i “protettori” della Lexie? Appare quindi che comandante indiano abbia omesso di adottare le essenziali precauzioni da prendere navigando in acque “pericolose”. Perché allora la magistratura del Kerala prima e quella indiana poi, non hanno neppure ventilato la possibilità di intraprendere l’azione penale nei confronti del comandate del peschereccio, anziché angariare, umiliare e sequestrare due militari che hanno correttamente svolto il compito per il quale erano stati inviati dallo stato italiano? O che i magistrati fossero ancora più incompetenti del comandante del peschereccio? Sembra proprio di si! Ma è possibile che tra i tanti legali, giuristi internazionali e nazionali italiani ed indiani strapagati per nulla, o quasi, non sia balenata l’idea che non i fucilieri, ma altri, poteva essere incriminato per la morte di due pescatori imbarcati sul St. Anthony?
Credo che il veramente tragico di tutta questa vicenda sia da una parte l’umiliazione che hanno sofferto gli uomini Massimiliano Latorre a Salvatore Girone unitamente allo stress patito con i loro familiari e dall’altra l’indifferenza e l’incapacità dimostrata dai vari “competenti” italiani che hanno agito carentemente nella protezione di due cittadini italiani all’estero, per giunta inviati dagli stessi “competenti”. Ancora peggio.
I “competenti” in questione hanno con le loro azioni ed omissioni umiliato l’Italia davanti al mondo intero. Questo non va! Fortunatamente il comportamento che appare da tutte le fotografie scattate ai nostri fucilieri di Marina è quello di due uomini con un comportamento fiero e dignitoso di fronte ad un’ingiustizia prolungata nel tempo e che indubbiamente causa loro una grande sofferenza morale. Almeno nel suo piccolo qualcuno onora l’Italia.
Ma la vogliamo finalmente risolvere questa questione dei Fucilieri di Marina?
gennaio 8, 2015