(di Roberto Falaschi) – Sono di fatto tre anni che la questione del sequestro dei Fucilieri di Marina del Battaglione San Marco da parte dell’India si trascina senza che si possa minimamente intravvedere così andando i comportamenti una qualche decorosa soluzione. Nel frattempo i nostri militari soffrono, le loro famiglie anche ed il prestigio internazionale dell’Italia, per quel che ne è rimasto, pure.
Analizzando i fatti si capisce subito che il Kerala dopo aver cantato evviva! evviva! si è reso conto di aver preso una grande cantonata e pertanto si è lasciato togliere senza opporsi il caso dal Governo Federale indiano, che però si è trovata in mano una patata bollente della quale non sapeva come sbarazzarsi.
A rendere ciò ancora più difficile ci si è messo d’impegno il Governo italiano con un errore dopo l’altro. In particolare il Governo Monti ha posto immediatamente la questione sul piano politico coinvolgendo pertanto direttamente quel governo, che per “salvare la faccia”, cosa importantissima per degli orientali soprattutto se alquanto nazionalisti, ha dovuto tener duro pur senza elementi validi per formulare un atto formale di incriminazione.
Le problematiche fra Stati si discutono a livello amministrativo ed in effetti, se fossero stati funzionari degli esteri e della difesa italiani a discutere con magistrati e funzionari indiani sarebbe stato possibile riconoscere uno svarione amministrativo compiuto da funzionari salvando così la posizione dei politici…ed i voti. Come se non bastasse abbiamo inviato a trattare il Sottosegretario agli Esteri De Mistura, persona nota agli indiani quale amico del Pakistan col quale l’India è in guerra.
E’ certo che se l’Italia non avesse rinviato a New Delhi i due Fucilieri dopo aver sollevato acuti lai e minacciato ritorsioni e bloccando nel paese il nostro Ambasciatore la questione si sarebbe spenta nel giro di breve tempo. Oltre a trattenerli quale giusta manifestazione del nostro diritto di processarli in base alle normative internazionali, avremmo anche potuto richiedere ad un magistrato italiano, che ha competenza universale in base alla nostra legislazione, di incriminarli per gli stessi fatti.
Sarebbero poi stati assolti per assoluta mancanza non di prove, ma di qualsiasi indizio. Anzi, come di fatto è, si sarebbe dimostrato la loro estraneità alla sparatoria che ha causato il decesso dei due pescatori indiani. Comunque ora che le uova sono rotte cerchiamo di non bruciare la frittata.
Stabilito per esperienza che l’Unione Europea sul piano politico internazionale è una nullità in quanto parla con ventotto voci, ossia ognuno per conto proprio, bypassiamola per non perdere ulteriore tempo.
La NATO può svolgere un ruolo di ottimo fiancheggiamento all’azione principale essendo attiva nella lotta alla pirateria ed inviando a tal fine le navi militari dei paesi membri.
Ma l’azione principale andava condotta fin da subito, ed è ancora possibile, in ambito Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Stati Uniti, Regno Unito e Francia non avrebbero potuto non appoggiare la nostra posizione alla quale si sarebbero potute aggregare eventualmente Russia e Cina, che se non in appoggio certamente non avrebbero posto il veto. Questo per i membri permanenti. Gli attuali dieci membri non permanenti del Consiglio di Sicurezza sono Angola (termina nel 2016), Chad (2015), Chile (2015), Giordania (2015), Lituania (2015), Malesia (2016), Nuova Zelanda (2016), Nigeria (2015), Spagna (2016), Venezuela (2016). I membri in scadenza nel 2015 saranno sostituiti da altrettanti dello stesso continente.
Gli europei difficilmente potrebbero contrastare l’Italia e diversi degli altri gruppi per molteplici motivi non voterebbero contro una richiesta italiana appoggiata da alcuni con diritto di veto. Una risoluzione favorevole alla nostra posizione, per quanto edulcorata dal linguaggio “societario” avrebbe un grosso peso nei confronti del governo dell’India, che tra l’altro aspira ancora ad un posto permanente in Consiglio di Sicurezza, sia pure senza diritto di veto.
Quindi cosa aspetta il governo italiano a rivolgersi alla massima autorità in campo internazionale incaricando dei dovuti passi e con appropriate istruzioni la Rappresentanza Permanente Italiana presso le N.U. di New York? Ed al contempo istruire i nostri Ambasciatori nelle capitali dei membri del Consiglio di Sicurezza a svolgere una pressante azione di appoggio? Sono certo che i nostri diplomatici saprebbero, se ben istruiti sull’inchiesta pasticciona del Kerala evidenziandone i moltissimi svarioni ed omissioni anche gravi nel condurre un’inchiesta che peraltro non era neppure compito loro svolgere in quanto dai dati in possesso risulta che la Lexie si trovava in acque internazionali quando subì una minaccia di abbordaggio e vi fu la giusta reazione dei Fucilieri di Marina.
E’ anche oramai assodato che l’imbarcazione che insospettì i nostri militari non era la S. Antony, ma una la cui descrizione risulta totalmente diversa, così come da rapporto inviato al comando navale subito dopo il fatto. Nella caterva di errori italiani nella condotta della questione, vi è stato un solo comportamento appropriato ad un paese con dignità: Quello del Ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata, non a caso un Ambasciatore, che non volle rimandare in India i militari e che essendo stato sconfessato dal Presidente del Consiglio dell’epoca Monti, ebbe la dignità di dimettersi per non avallare quella sublime castroneria che si è dimostrata quella decisione.
Un paese con amor di Patria come gli Stati Uniti mise le bandiere a mezz’asta quando gli iraniani sequestrarono i membri della loro Ambasciata a Teheran. Noi pensiamo ad andare in vacanza ed a pagare riscatti finanziando i terroristi islamici…
Ma il colpevole è il comandante del peschereccio indiano!
dicembre 21, 2014