(di Roberto Falaschi) – Un tempo gli annunci “Flight XXYY crash” oppure “Flight XXYY missing” erano parte, sia pur non frequente, del volo aereo. Oggigiorno il primo è divenuto una rarità, mentre il secondo considerando l’avionica di bordo ed i sistemi elettronici terrestri e satellitari è scomparso. O, almeno, così si credeva perché l’8 marzo 2014 l’aereo della Malaysian Aerlines BOEING 777-2H6 (ER) volo MH370 è improvvisamente scomparso da tutti gli schermi radar senza dare alcun segno di sé e senza aver lanciato alcun segnale di allarme o altro tipo.
Ma come può accadere una cosa simile?
In primo luogo essendo stati avvistati degli oggetti non meglio identificati al largo dell’Australia Occidentale a circa 1000 Nm (miglia marine = 1850 Km) ad ovest di Perth le autorità malaisiane si sono affrettate a dichiarare che si trattava dei rottami del volo MH370. Stupisce che un velivolo diretto a Nord Est scompaia improvvisamente e se ne trovino poi i resti a Sud Est a migliaia di chilometri di distanza in pieno mare e con una presumibile rotta verso l’Antartico, che non avrebbe comunque mai potuto raggiungere per mancanza di autonomia e senza terra frapposta. E poi perché tanta fretta nel dichiarare essere quelli i resti del volo cercato?
Malgrado ciò il 2 aprile 2014 il Capo della Polizia Criminale della Malesia ha classificato la scomparsa dell’MH370 come evento criminale e non come incidente, affermando che è da bordo dell’aeromobile che vi è stata un’azione che ne ha causato la scomparsa.
Sia le Autorità della Malesia che gli inquirenti internazionali sostengono che fintanto che rimase nel campo dei radar militari l’aereo manovrò in maniera logica secondo comandi ricevuti dal suo interno. Ciò verrebbe dedotto da tre considerazioni principali:
1 – La rotta dell’aereo non era quella solita. Ciò potrebbe essere stato programmato in anticipo;
2 – Non esistono precedenti nei quali sia il transponder che la comunicazione satellitare si siano interrotti contemporaneamente e l’aereo abbia continuato a volare.
3 – I contatti furono disattivati al momento del cambio di controllo dalla Malesia al Vietnam, rendendo meno appariscente il fatto con conseguente maggior lasso di tempo per gli allarmi.
Di fatto le operazioni di ricerca nella vasta area che potrebbe essere stata percorsa in base all’autonomia di volo dell’aereo non hanno finora dato alcun risultato.
Appreso quanto precede ed appurato che a bordo vi erano quattro passeggeri con passaporto rubato, tra cui uno italiano, cerchiamo di esaminare chi fossero i passeggeri e se dal risultato si può presumere una qualche giustificazione a questo inconsueto episodio.
Quattro dei viaggiatori erano ricercatori della Freescale Semiconductor (Austin TX) e nei giorni immediatamente successivi all’episodio de quo l’Ufficio Brevetti degli Stati Uniti ha rilasciato un brevetto di particolare rilevanza all’impresa texana. Brevetto richiesto il 21 dicembre 2013 e concesso l’11 marzo successivo. Questo era detenuto tra cinque soggetti ognuno al 20% ed i titolari erano, oltre alla Freescale Semiconductor, dipendenti cinesi della compagnia (Peidong Wang, Zhijun Chen, Zhijong Cheng e Li Ying tutti originari della città cinese di Suzhou).
In base alla normativa U.S.A. in caso di decesso di un titolare di brevetto la frazione del de cuius viene divisa fra gli altri titolari ed in questo caso il 100% passa alla Freescale Semiconductor, salvo diverse disposizioni testamentarie. Perciò il beneficiario della scomparsa di questi quattro passeggeri appare indubbiamente la ditta texana Freescale Semiconductor e quindi indirettamente andrebbe a vantaggio di Jacob Rothschild, cittadino britannico, proprietario della ditta Blackstone.
La Freescale Semiconductor fu una delle prime imprese al mondo ad occuparsi di semiconduttori ed era una divisione di Motorola dalla quale si staccò per poi essere acquistata nel 2006 dalla Blackstone.
L’impresa texana produce componentistica elettronica per, tra l’altro, guerra elettronica, guida missili, identificazione amico/nemico e quant’altro possa risultare utile nella guerra elettronica.
Meraviglia che venti dei passeggeri del volo MH370 fossero dipendenti del Pentagono, o della Freescale Semiconductor o della Blackstone a seconda delle fonti, ma comunque in qualche maniera tutti collegati o per appartenenza o per rapporti. I venti passeggeri, dei quali dodici malesi e otto cinesi, erano ingegneri elettronici specialisti in sistemi volti ad evitare l’individuazione da parte dei radar, in contromisure elettroniche (ECM), interferenza radar, modifica dell’immagine radar e tecnologia furtiva (cloack technology).
Viene spontaneo pensare ad un sequestro non solo alla luce di quanto procede, ma anche in considerazione del fatto che Freescale Semiconductor ha una infrastruttura nella base militare di Diego Garcia, nell’Oceano Indiano, che serve da aiuto elettronico ai B52 ivi basati. Ma il volo MH370 aveva sufficiente carburante per quel lungo volo? Sarebbe interessante sapere quanto combustibile realmente imbarcò alla partenza.
Ma chi erano i passeggeri con i quattro passaporti rubati? E perché un’organizzazione eventualmente capace di organizzare un tale sequestro avrebbe usato passaporti rubati facilmente identificabili quando avrebbe potuto facilmente procurarsene degli autentici con falso nominativo? E che è successo dell’aereo e dei passeggeri non parte dello schema criminale?
Forse gli investigatori malesiani che appaiono fortemente motivati daranno una risposta a questo mistero. Mistero che per ora rimane tale.
Preliminary report of MH17 crash
settembre 9, 2014