(di Roberto Falaschi) – Domenica 26 gennaio si è svolta di fronte all’Ambasciata Indiana una brillante manifestazione a favore dei nostri fucilieri di Marina sequestrati in India.
Brillante nel senso che ha brillato per l’assenza di partecipanti, o forse i partecipanti c’erano nel senso dei carabinieri e dei poliziotti in borghese.
Forse alcuni dei passanti erano venuti per manifestare, ma vedendo il vuoto assoluto hanno finto di essere passanti.
Trovandomi solo, e anche per soffocare il mio senso di disgusto, mi sono intrattenuto per un buon tempo con i carabinieri e, colmo dell’ironia, ad un certo momento è uscito un impiegato dell’Ambasciata con bottiglie di bevande varie e stuzzichini assicurando che in seguito avrebbero provveduto per il pasto. I nostri hanno cortesemente ma fermamente declinato l’offerta.
Credo che questo sia stato l’unico gesto virile che si sia tenuto in quella circostanza a favore non solo dei fucilieri di Marina, ma anche dell’Italia. Un plauso vada all’Arma.
E’ stata un’esperienza disgustosa che sta a dimostrare in quanto poco conto vengano tenuti in Italia i militari e quanto poco amor di Patria vi sia non solo tra la popolazione, ma anche nei nostri governanti, che sarebbero tenuti a dare l’esempio.
Cosa può dedurre uno straniero dal comportamento nazionale in questa vicenda? Forse niente di nuovo, dato quanto hanno potuto rilevare nel passato prossimo e meno prossimo sul nostro comportamento in campo internazionale. Alcuni esempi? Nel 1915 per un mese siamo stati alleati delle due parti in guerra. Nel corso del Secondo conflitto mondiale ci siamo comportati in maniera ancora peggiore a partire dalla non belligeranza per finire al cambio di gabbana.
Più recentemente, con nostro gran beneficio economico, eravamo alleati della Libia ed abbiamo fornito le basi militari affinché potesse essere bombardata dai nostri alleati con la nostra partecipazione attiva.
Non a caso il detto internazionale è che “l’Italia non termina mai una guerra con chi l’ha cominciata”.
Ancora più recentemente il Brasile ci ha sbeffeggiato non estradandoci un criminale assassino per finire con la sgarbo del Congo.
Il nostro comportamento ondivago nella vicenda dei fucilieri di Marina ha permesso all’India di deriderci con un atteggiamento che qualsiasi governo con amor proprio non avrebbe neppure ipotizzato di subire, anche perché con altri stati il comportamento sia del Kerala che dello stato federale sarebbe stato ben diverso.
Peraltro è ben noto che per svolgere una politica estera efficace servono un governo forte ed una Forza Armata credibile. Quale governo forte abbiamo? Quale Forza Armata abbiamo se appena si parla di interventi all’estero spunta fuori luogo l’Art. 11 della Costituzione e milioni di bandiere arcobaleno alle finestre, quando invece dovrebbe essere esposto il nostro tricolore.
A prescindere dall’ovvia circostanza che i militari in servizio all’estero godono di immunità funzionale e se del caso vengono giudicati in patria, in 23 mesi la magistratura indiana non è riuscita a formulare un’accusa ben precisa limitandosi a sostenere che hanno ucciso due pescatori senza fornire prove di alcun tipo che possano corroborare quanto sostengono, anzi, da quanto è trapelato si deduce che quanto in mano agli inquirenti li discolpa.
Con queste premesse un governo patriottico potrebbe sollevare fuoco e fiamme, invece sembra pronunciare la famosa frase del difensore d’ufficio: “Ci affidiamo alla clemenza della corte”.
Sicuramente la politica italiana avrebbe mostrato molto più polso ed un grado di iniziativa ben più elevato se anziché con militari un problema simile si fosse presentato con un giornalista, possibilmente di estrema sinistra, o con un turista che per spirito di avventura si fosse ficcato in seri guai.
Come se non bastasse molti mass-media non hanno perso l’occasione per dare addosso ai Marò bollandoli immediatamente di assassini senza preoccuparsi di svolgere un minimo di ricerca. Sono militari e quindi colpevoli…
Il rispetto anche in ambito internazionale va guadagnato con una lunga serie di comportamenti che ispirino rispetto o ammirazione, ma noi quali di questi sentimenti ci meritiamo? Un Paese che si presenti in un contesto globale con l’attitudine del sottomesso e che aspetta le decisioni altrui per accodarsi non viene considerato e come dice il proverbio, “se ti fai pecora il lupo ti mangia”.
Ritornando alla manifestazione di domenica scorsa, abbiamo fornito al mondo l’idea che dei nostri militari si può fare disinvoltamente abuso e che l’Italia si può sbeffeggiare con impunità perché il governo non interviene con le opportune iniziative e con il necessario vigore agendo su tutti i possibili fronti per salvaguardare il proprio prestigio attraverso, in questa circostanza, la tutela dei militari.
L’unica consolazione è l’atteggiamento fiero e dignitoso di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone che in tutta questa vicenda hanno sempre tenuto alto l’Onore dell’Italia.
Solo per questo loro comportamento meriterebbero anziché menefreghismo italico una dimostrazione di gratitudine dagli italiani.
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