(di Roberto Falaschi) – Sono trascorsi trentadue mesi, ripeto trentadue mesi, da quando ebbe inizio l’indegno sequestro dei due sottufficiali di San Marco, battaglione della Marina Militare Italiana, ed i magistrati indiani non sono ancora stati in grado di formulare un solo capo d’accusa che possa reggere in corte. Ciò è evidente dal fatto che se avessero potuto trovare un solo cavillo per imputarli di alcunché non avrebbero perso tempo ad approfittarne, non fosse che per salvare quel poco di faccia che ancora gli resta su questo caso. Si sono comportati peggio delle “autorità competenti (?)” italiane…..è tutto dire!
Il 12 febbraio passato avevo evidenziato una serie di sconcertanti atteggiamenti del Kerala nel condurre l’inchiesta sul caso Latorre/Girone come si evidenzia da questo link http://www.worldwebnews.it/qualche-domanda-sulla-condotta-investigativa-del-kerala-e-dellindia-vs-latorre-e-girone/
Ciò che fu scritto allora mantiene tutt’ora la sua validità, ma al di fuori di qualsiasi elemento giudiziario, vorrei evidenziare un aspetto che fin ora è stato sottaciuto, forse perché politicamente scorretto. Perché i nostri fucilieri di Marina fossero a bordo della Lexie è ben noto a tutti, ma tanto per essere ancora più chiari sarà il caso di ripeterlo: l’area dove sarebbe avvenuto il fatto che avrebbe portato al decesso dei due pescatori è notoriamente infestata da pirati e pertanto il naviglio in transito necessita di protezione attiva all’occorrenza pronta ad usare “forza letale”.
In effetti si verificò quel 15 febbraio 2012 un episodio di tentativo di abbordaggio per il quale i difensori della petroliera Lexie aprirono il fuoco. Tre raffiche da venti colpi delle quali l’ultima a cento metri dal natante ostile che a questo punto desistette dall’accostarsi alla Lexie. Evidentemente l’imbarcazione seguiva una rotta di avvicinamento alla Lexie considerata ostile e quindi allarmò la difesa che prese le necessarie dovute misure cautelative per difendere la petroliera italiana ed assolvere al suo dovere.
Scrivo di natante perché nel messaggio inviato al Comando Marina competente dopo l’uso della forza letale l’imbarcazione sospetta era descritta in maniera diversa dal “peschereccio” St. Antony.
Ciò dà serio motivo, unitamente ad altri elementi descritti altrove, di sospettare che il natante dell’incidente nulla avesse a che fare con il predetto. Ma la cosa principale e più importante è che comunque i nostri Fucilieri di Marina sono innocenti. Vediamo perché. Se l’imbarcazione coinvolta nel presunto tentativo di abbordaggio non era la St. Antony il caso non si apre neppure in quanto i nostri Fucilieri nulla hanno a che vedere con la morte dei due pescatori della casta dei paria.
Se invece si desse il caso che i due pescatori fossero stati veramente uccisi dai nostri fucilieri, questi sarebbero comunque innocenti per aver aperto il fuoco, sia pure d’avvertimento, su un’imbarcazione il cui atteggiamento appariva sospetto fin da seicento metri, distanza alla quale fu sparata la prima raffica d’avvertimento, che in linguaggio marittimo in quel caso vuol dire chiaramente di cambiare rotta. Ciò non essendo avvenuto i nostri Fucilieri hanno ripetuto una seconda volta l’avvertimento senza che il sospetto cambiasse rotta. La terza raffica fu sparata da cento metri ed a questo punto l’intruso volse la prua altrove.
E’ evidente che i Fucilieri hanno compiuto il loro dovere e che la responsabilità di eventuali danni umani e/o materiali ricade unicamente sul comandante del peschereccio che ha posto in serio pericolo se medesimo e l’equipaggio del quale era responsabile in base alla sua posizione di comando.
Egli, in effetti, si trovava in zona pericolosa sia per la presenza di pirati che per la possibilità di essere sottoposto a fuoco difensivo se si fosse avvicinato in maniera errata ad una nave mercantile. Quindi era suo specifico compito stare all’erta ed evitare fin dalla prima raffica di avvertimento di continuare ad insospettire la difesa della Lexie. Tutto questo sempre ammesso che il natante al quale fu fatto riferimento nel rapporto post incidente fosse effettivamente il St. Antony. Ma non è provato che fosse il St. Antony.
Sulla base di queste considerazioni non solamente i due Fucilieri devono essere considerati non colpevoli, ma meritevoli di lode per aver salvaguardato la nave affidata alla loro protezione.
Salvatore Girone & Massimiliano Latorre sono quindi comunque innocenti e dovrebbe essere imputato il comandante della St. Antony per aver posto in pericolo (in harms way) sia l’equipaggio che l’imbarcazione della quale era al comando, sempre che nell’incidente non fosse coinvolta altra imbarcazione.
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