(di Roberto Falaschi) – Alcuni esponenti di rilievo occidentali sostengono che l’arrivo di questa massa di individui da aree extraeuropee sono un beneficio per l’Europa. In effetti questo continente con carenza di giovani che possano costituire il cambio generazionale e quindi la continuità culturale ha necessità di sostituire con l’immigrazione la denatalità sua caratteristica.
Ben vengano quindi quegli immigrati provvisti di regolare visto di lavoro disposti ad integrarsi con i principi fondamentali della cultura europea greco giudaico romana cristiana, ossia con quello che è divenuto questo connubio: la cultura della democrazia e la separazione netta tra stato e chiesa. A ognuno il suo modo di governare purché accetti altri modi e ad ognuno la sua religione purché accetti le altre, a condizione che queste altre non vadano contro il principio della separazione Stato/Chiesa. Ciò su pena di espulsione coatta in caso di violazione di detti principi basilari.
Comunque in tema di emigrazione l’Italia perde annualmente intorno a centomila giovani preparati, capaci e intraprendenti che espatriano in cambio di un numero superiore di persone senza alcuna preparazione. E’ una perdita secca per la nazione.
Altro elemento essenziale è che l’immigrato abbia una qualifica lavorativa e che impari prontamente usi e costumi locali senza esigere che si modifichino le consuetudini del paese ospitante. E’ bene insistere su quest’ultima parola: ospitante. E quale ospite si deve considerare l’immigrato fino al suo completo inserimento culturale. A questo stadio potrebbe ottenere la cittadinanza.
Tutti coloro che non soddisfano i minimi requisiti suddetti non possono avere titolo all’ingresso nei paesi europei.
Per i rifugiati, che comunque devono rispettare le consuetudini e leggi dell’ospitante, deve valere il vecchio principio per cui l’asilo va chiesto nel primo paese confinante con quello proprio.
L’Unione Europea finora è stata un’entità fondamentalmente economica che poco si è occupata di politica estera, prova ne sia la scarsissima rilevanza data alla carica di Alto Rappresentante dell’U.E. che è sostanzialmente una carica onorifica. Improvvisamente con il manifestarsi di questa invasione di stranieri provenienti da altri continenti pretende di imporre regole sulla così detta accoglienza. La cosa potrebbe essere anche ben accetta ove la stessa U.E. fosse preparata ad affrontare il problema in maniera seria e non demagogicamente e buonisticamente parlando di accoglienza dei diseredati e di gente che fugge dalle guerre.
A buon intenditore un vecchio e saggio proverbio recita che “il medico pietoso fa la piaga cancrenosa”.
Per decidere il comportamento da assumere di fronte a questo fenomeno è bene conoscerne le cause in maniera esatta e non per sentito dire o per propaganda da gruppi in qualche maniera interessati, vuoi per motivi politici, vuoi per ragioni economiche di “bottega”.
Una delle cause è indubbiamente data dalle varie guerre interislamiche che insanguinano vari stati, o pseudo tali in poiché fondamentalmente falliti in quanto tali. Se si possono comprendere la persone che temendo per la propria incolumità abbandonino i loro luoghi, non si comprende perché esse dovrebbero essere accolte da paesi distanti e non da quelli limitrofi che, oltre tutto, hanno usi, costumi e religione simili o uguali. Avrebbero le risorse e lo spazio, ma si guardano bene dal prestare soccorso. Sarebbe dovere nei confronti dei cittadini dell’U.E. che quest’ultima, unitamente agli stati membri, si adoperasse seriamente al fine di indurre i paesi limitrofi ai luoghi di guerra ad accogliere i profughi, come da convenzioni internazionali.
L’omissione di tale azione rappresenta un grave danno arrecato dai governanti ai loro cittadini che sono chiamati istituzionalmente a tutelare. Di ciò dovrebbero essere chiamati a rispondere.
Ma vi è ben peggio, ossia il non aver esaminato e compreso la vera causa dell’esodo massiccio di tutte quelle persone, prevalentemente di giovane età, che lasciano i loro paesi e ad alto costo finanziario affrontano i disagi per raggiungere l’Europa occidentale. Poiché dispongono delle somme necessarie per affrontare il “viaggio” non sono sicuramente indigenti nei loro luoghi d’origine. Forse una migliore conoscenza della storia e del mondo islamico aiuterebbe i nostri governanti europei a comprendere il fenomeno di questa massiccia migrazione.
Per quanto riguarda l’aspetto storico il dato di fatto è che tutta l’area medio orientale e nord africana era basicamente cristiana fino all’invasione islamica ed alla conversione forzata di quelle popolazioni che fino al 7° e 8° secolo erano parte prevalentemente dell’Impero Bizantino. Da allora vi è stata una costante spinta islamica all’invasione dei paesi balcanici e di quelli del Nord del Mediterraneo che è sempre fallita, sia a causa della migliore coesione delle armate europee che della superiore tecnologia militare, terrestre e navale.
L’enorme disponibilità di risorse finanziarie provenienti dai combustibili fossili sta permettendo all’islam nel suo complesso di intraprendere nuovamente quel tentativo d’ invasione dell’Europa che per circa millecinquecento anni è andato a vuoto, ricevendo anzi due contrattacchi strategici costituiti prima dalle crociate e quindi dal colonialismo. Le prime, dopo un successo iniziale, si sono esaurite per mancanza di adeguate risorse finanziare da parte dei partecipanti europei. Anzi hanno portato a notevoli stravolgimenti sociali causati dai consistenti debiti contratti per finanziarle.
La colonizzazione di quei paesi è cessata fondamentalmente per cause estranee ai paesi colonizzati e da ricercarsi in Europa e nella Guerra Fredda. Con la fine di quest’ultima e con le risorse finanziarie ora disponibili l’ islam si sta lanciando all’agognata conquista dell’Europa. Rendendosi conto di non poter vincere una guerra convenzionale il sistema adottato, oltre all’acquisto di imprese e beni vari, è il “hijra”. Questa è la parola araba per “migrazione”, intesa per conquistare nuovi territori, così come il Profeta Maometto ed i suoi seguaci quando hanno preso Medina nell’anno 622 d.c. Alla stessa maniera cinquantasei paesi sono fin’ora diventati islamici. Adesso tocca all’Europa. Questo continente imbelle che anziché contrastare l’invasione la facilita.
Quest’hijra è molto ben orchestrata e s’incerniera abilmente su molti aspetti culturali europei.
In primo luogo due generazioni di cittadini europei non hanno sofferto per guerre durante settant’anni di pace nel corso dei quali il progresso economico ha fornito un sempre crescente benessere. Questa popolazione non riesce a comprendere che la pace è una situazione di equilibrio molto instabile e che non può essere data per scontata, ma va difesa e, se necessario, anche con la guerra. Non riesce altresì a conciliarsi con il fatto che la guerra è crudele e generatrice di orrori, dati e subiti, concentrandosi sugli effetti collaterali ai combattimenti dei quali la parte islamica non solo non si cura, ma li ricerca attaccando civili con ogni possibile sistema, incluso gli assassinii causati dai fanatici suicidi.
La conseguenza della hijra è quest’arrivo con ogni mezzo di migliaia di individui, prevalentemente in giovani età, verso il territorio dei paesi europei che contano in un tempo relativamente breve di islamizzare e governare con la sharia. Si tratta quindi di truppe d’assalto, sia pure di un tipo diverso da quello che s’intende normalmente.
Ma come ciò può accadere? Semplicemente con i numeri.
In primo luogo una volta ottenuto il permesso di soggiorno facendo venire i familiari, ed è una prima moltiplicazione. Quindi proliferando in maniera maggiore della popolazione autoctona, indi isolandosi in ghetti islamici, come già avviene in molti stati europei. Ghetti nei quali la sharia è già in vigore e dove il controllo del territorio è opera della polizia religiosa e non di quella nazionale.
Ciò succede in paesi come la Francia, il Regno Unito, il Belgio, i Paesi Bassi e la Svezia. Una volta creato il partito musulmano secondo le leggi democratiche, con i numeri sarà per loro uno sforzo irrisorio vincere le elezioni e quindi governare secondo i loro canoni, ossia la sharia. Vale ricordare che l’islam non ha una separazione tra religione e politica e che il Corano è la personificazione di Dio (Allah in arabo, ma è preferisco usare il termine italiano).
Ne consegue che non è ammissibile alcuna interpretazione che non sia letterale del Corano e che qualsiasi critica al sistema religioso/politico costituisce blasfemia, per la quale è prevista la pena capitale. Non a caso nessun paese musulmano ha conosciuto la democrazia, salvo dei casi di facsimile, più per soddisfare temporaneamente gli occidentali che sostanzialmente.
Se può sembrare assurdo che una simile dittatura possa essere instaurata per via democratica, in primo luogo si consideri che il P.N.F (Partito Nazionale Fascista) ed il N.S.D.A.P. (Partito Nazional socialista dei Lavoratori Tedeschi) andarono al potere e vi si consolidarono con elezioni democratiche. Sappiamo bene cosa successe dopo. La regola di una persona un voto non sempre ha dato risultati ottimi.
Avendo sommariamente visto il sistema progettato per “conquistare ed islamizzare” l’Europa, vediamo come evitare che ciò possa accadere, ammesso che ci sia la volontà di evitarlo, ossia il coraggio di riconoscere che siamo noi europei sotto attacco e che dobbiamo utilizzare qualsiasi mezzo per difenderci, sia con azioni verso gli invasori, sia con leggi nazionali da adottare nei singoli stati dell’U.E. oltre che con direttive coraggiose di quest’ultima.
Appurato che siamo sotto invasione da parte di popolazioni distinte per nazionalità, ma accomunate dalla comune religione islamica, è anzitutto essenziale fermare quest’avanzata a qualsiasi costo e con ogni mezzo necessario. E’ una questione vitale per la sopravvivenza della cultura occidentale. Ci saranno perdite, ma una guerra non si combatte senza che ve ne siano ed è preciso dovere di chi la gestisce agire in maniera che esse siano “dall’altra parte” limitando al massimo le proprie e puntando alla vittoria, cioè piegando la volontà del nemico. Quello che ora l’Europa ha di fronte è uno che non ha alcun rispetto per la vita dei propri e questo va tenuto in conto nell’assumere le misure d’arresto dell’invasione. Ciò deve avvenire ignorando le Nazioni Unite, che mai hanno risolto problemi e che comunque sono condizionate dall’avere numerosi stati musulmani quali membri.
Incidentalmente l’islam considera se stesso come dar el salam (la casa della pace) e le terre degli infedeli come la dar el harb (la casa dell guerra), quando in realtà chi in questi anni, ossia dalla fine del colonialismo e della guerra fredda, si combatte aspramente sono i vari gruppi islamici. Ciò non impedisce loro di nutrire odio e disprezzo verso gli infedeli, anche quando li usano per dirimere le loro controversie belliche motivate spesso da questioni religiose.
Sul fronte interno è essenziale imporre a tutti i residenti, cittadini o meno, l’assoluto rispetto delle leggi nazionali senza cedimenti di sorta verso i musulmani adducendo che essi sono di una cultura diversa e che ognuna ha pari dignità. Non è ammissibile concedere a casa propria e a chiunque di agire contro quanto si è andato creando nel corso di secoli anche a costo di molto sangue sparso. E’ bene che esso non sia stato versato invano e quindi difendiamo le conquiste e le libertà così ottenute. Tra l’altro non è ammissibile che esistano cittadini di serie a ed altri di serie b, in quanto per la nostra cultura è assodato che uomini e donne hanno pari dignità di fronte alla legge ed ai costumi.
Se qualcuno non concorda con le leggi del paese ospitante e non vi vuole sottostare può sempre andare a vivere in uno stato islamico. Anzi, visto che questi invasori provengono da tali paesi adducendo che non vi si trovano bene, perché mai dovrebbero volere trasformare i nostri per renderli simili ai loro e quindi… ricominciare a vivere male?
Trattandosi di stranieri si pone il problema della loro cittadinanza e dell’acquisto di una europea, per il cui ottenimento dovrebbero essere poste delle condizioni cogenti e severe, con perdita della cittadinanza ed espulsione ove non ottemperate. Tanto deve valere anche per i figli, ovunque nati, evitando il trascinamento della cittadinanza a favore dei minori. Questi ultimi devono poter richiedere la cittadinanza solamente una volta raggiunta la maggiore età.
Naturalmente la posizione sia di Bruxelles, che della maggioranza dei paesi dell’U.E. non solo è ben lungi dall’essere uniforme, ma più incline ad accettare l’invasione che a respingerla adducendo motivi umanitari, dietro i quali peraltro si nascondono motivi economici di numerose organizzazioni sia legali che criminali. L’accoglienza è un’ attività lucrativa dato il suo alto costo. Ogni straniero per il solo fatto di sbarcare sulle nostre coste costa al contribuente millecinquecento euro ai quali si aggiungono le spese successive.
Ma si può distruggere la propria civiltà per motivi umanitari e danneggiare i propri cittadini per le stesse ragioni? Tra l’altro fa specie che il Santo Padre, difensore della Cristianità per definizione, inviti degli islamici a venire nei nostri paesi sapendo che mai si integreranno e che causeranno gravi problemi sociali? E’ poi concepibile che egli, quale Capo dello Stato del Vaticano, si rechi in altro stato sovrano invitando degli stranieri a recarvisi, come fece nella sua visita a Lampedusa? E’ una grossa violazione delle più elementari norme diplomatiche. E perché la maggioranza dei governi europei accetta supinamente questa invasione di persone non assimilabili? E perché Bruxelles pretende di imporre delle quote di stranieri basicamente indocumentati a tutti i paesi membri? Cosa si cela dietro questo comportamento autolesivo che non può giustificarsi in base a quelli che sono i doveri principali dei governanti, ossia tutelare i cittadini e creare le basi per un ordinato progresso economico?
Naturalmente i mass-media non perdono occasione per enfatizzare la necessità di assistenza nei confronti di questi stranieri utilizzando tutti i mezzi psicologici utili alla bisogna, incluse fotografie di bambini morti o con espressione tristi e spaesate senza considerare che i responsabili sono i genitori che giungono da paesi ove non esiste alcuna necessità di fuga?
Stati con situazioni sociali stabili quali il Senegal, il Ghana, il Togo, il Camerun o la Costa d’Avorio, quest’ultimo con un aumento del P.I.L. lo scorso anno del 7,5%. Magari avessimo noi solo la metà!
Si tratta di migrazioni palesemente spinte dal hijra islamico e l’Europa incassa pronta a diventare un’Eurabia come hanno affermato vari studiosi come l’egiziana Bat Ye’or o la nostra Oriana Fallaci.
Se l’Europa ha necessità di immigrati perché non far affluire gente che non pone problemi di assimilazione come possiamo osservare ad esempio con le comunità sud americane o filippine? Certo sarebbe una manifestazione di buon senso oltre che di buon governo.
Questo scritto è uno sfogo del pensiero personale di fronte ad una situazione internazionale che sta portando alla distruzione della cultura occidentale e, francamente, non vorrei che le nostre figlie e nipotine dovessero tra qualche anno diventare persone inferiori. Passi per i figli con la barba, ma le figlie inferiori assolutamente no!
Ecco il parere di un vero statista sull’islam:
Winston Churchill 1899. “Individual Muslims may show splendid qualities, but the influence of the religion paralyses the social development of those who follow it. No stronger retrograde force exists in the world”.
(Winston Churchill 1899 – The River War: “Singoli musulmani possono avere delle meravigliose qualità, ma l’ influenza della religione islamica paralizza lo sviluppo sociale dei suoi seguaci. Non esiste al mondo una forza più retrograda”)
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