(di Anthony Brown) – Il gruppo sciita Hezbollah e i propri alleati politici hanno bloccato la creazione di un organismo di supervisione delle elezioni parlamentari previste per il mese di giugno e si sono fermamente opposti alla proroga del mandato di un ufficiale dei sevizi di sicurezza. Queste le ragioni che hanno indotto il Primo ministro Najib Mikati (nella foto a sinistra) a rassegnare le proprie dimissioni.
Venerdì scorso, infatti, il governo non ha approvato la proroga del mandato del generale Ashraf Rifi, capo delle forze di sicurezza libanesi, il cui pensionamento e previsto per il prossimo mese. Rifi, come Mikati, è un musulmano sunnita di Tripoli.
Quest’ultimo è stato nominato primo ministro nel 2011 dopo che Hezbollah e i suoi alleati avevano fatto cadere il governo di unità nazionale di Saad al-Hariri, sunnita e figlio del primo ministro Rafik Hariri assassinato nel 2005.
Nei suoi due anni è riuscito a distanziare il suo Paese dalla guerra civile in Siria che, peraltro, ha acuito le tensioni settarie dello stesso Libano e che ha portato scontri armati nella città di Tripoli.
La sua sorte politica era legata a due questioni: il finanziamento del Tribunale speciale per il Libano e la protezione di Achraf Rifi contro la feroce campagna di Hezbollah e del Fronte Patriottico del generale Michele Aoun.
Prendendo l’iniziativa ed esprimendo il suo dissenso nei confronti del “movimento 8 Marzo”, Nagib Mikati ha riaffermato la sua appartenenza alla comunità sunnita spesso rinnegata a causa della docilità dimostrata nel passato nei confronti di Hezbollah.
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