(di Roberto Falaschi) – Esistono degli argomenti nei mass-media occidentali che devono essere considerati tabù e pertanto se ne deve discutere il meno possibile per farli cadere nell’oblio generale e uno di questi appare essere l’abbattimento dell’aereo della Malaysia del quale si è persa traccia mediatica.
Sicuramente è stato abbattuto dai filorussi ucraini secondo gli U.S.A. e secondo il BND tedesco, come riferisce il giornale tedesco Der Spiegel.
Sicuramente è stato abbattuto dai militari ucraini come riferisce la Russia.
La differenza tra le due opposte versioni dell’abbattimento sta nel fatto che mentre sia i tedeschi che gli americani affermano senza mostrare alcun elemento probante, i russi hanno documentato quanto sostenuto con prove fotografiche fornite dai loro satelliti. Non si può neppure ipotizzare che gli Stati Uniti non abbiano anche loro una documentazione fotografica presa dai satelliti che controllano la zona del disastro. Peraltro non sarebbe credibile che una Potenza come gli U.S.A. non monitorasse attentamente una zona di “attrito caldo” con la Russia. Quanto al B.N.D. anche lui dichiara e basta, senza nessun supporto.
Cerchiamo di esaminare quanto è noto oltre ogni ragionevole dubbio e quindi facciamo un excursus su quanto affermato dalla Russia in base alla sua documentazione, l’unica della quale si sia a conoscenza:
– Il Boeing avrebbe deviato dalla rotta stabilita di diversi chilometri per poi ridirigersi verso il corridoio assegnatoli. Al contempo avrebbe diminuito la velocità e perso quota. Non è chiaro il motivo di questi cambiamenti avvenuti pochi minuti prima dell’abbattimento. Perché l’aereo avrebbe effettuato queste variazioni del piano di volo? Forse su istruzione del controllo di Donetsk?
– Dalle foto satellitari si rileva la presenza di sistemi d’arma missilistici BUK-M1 delle FF.AA. ucraine nella zona di Donetsk, la cui presenza appare peraltro ridondante non essendo i filorussi provvisti di aerei potenziali bersagli per quel tipo di sistema d’arma.
– Sempre dalle foto satellitari si nota la presenza dei BUK-M1 a partire dal 14 luglio 2014, mentre il giorno dell’abbattimento (17 luglio) si trovano nell’area prossima a quella della tragedia ed il 18 luglio si allontanano dirigendosi verso una zona non interessata allo scontro. Viene spontaneo domandarsi quale sarebbe stato il motivo di questi spostamenti del sistema antimissilistico in quell’area ed in quei giorni.
– Il SIGINT (ascolto segnali elettronici) russo rileva un aumento dei segnali radar nella zona, con un massimo, proprio il giorno 17 luglio.
– I russi hanno mostrato le foto dei tracciati aerei della presenza di un caccia ucraino Sukhoi 25 nella rotta del Boeing 777 in corrispondenza dell’ora del suo abbattimento. Le autorità ucraine hanno negato la presenza di qualsiasi loro velivolo nella zona nel lasso di tempo corrispondente alla tragedia. E’ lecito porsi la domanda di quale fosse lo scopo della presenza del SU-25 in quell’area in quel periodo.
– I resti dell’aereo mostrano fori causati da oggetti provenienti dall’esterno nella parte anteriore della carlinga. Fori di proiettili o di schegge?
L’unica certezza è che un paio di centinaia di persone, a tutti gli effetti innocenti, sono state uccise da sconosciuti, almeno per il momento, e la domanda di quale beneficio ne può aver tratto e chi, se il massacro è stato commesso scientemente. Non va comunque esclusa l’ipotesi che da una delle batterie BUK-M1 sia partito accidentalmente un missile, anche se molto poco probabile.
Riassumendo: il 17 luglio 2014 un aereo della Malaysia Airlines in volo da Amsterdam a Kuala Lumpur con 298 persone a bordo precipita in Ucraina in una zona vicino al confine russo e controllata dai ribelli filorussi. Verrà poi accertato che il velivolo fu abbattuto. La colpa del “misfatto” fu attribuita subito a seconda degli interessi delle parti in conflitto all’“altro” contendente. Come è naturale. Certamente nessuno appare essersi mai chiesto o aver affermato cui prodest, limitandosi ad accusare.
In particolare, il governo ucraino ha accusato i ribelli filorussi di averlo abbattuto con il sistema d’arma missilistico BUK-M1 fornito loro dalla Russia. Ciò implicherebbe che esso sia stato operato da militari russi, dato che difficilmente i ribelli avrebbero avuto le competenze necessarie per gestire un apparato così tecnologicamente avanzato e complesso come uno in grado di abbattere un aereo ad alta quota ed a decine di chilometri di distanza.
Eventualmente i ribelli avrebbero avuto necessità di sistemi S.A.M. da usare contro aerei intenti ad attacchi al suolo. Non si capisce quindi perché la Russia avrebbe dovuto fornire un sistema d’arma complesso, costoso ed inutile in quel teatro.
Il giorno successivo, ancora prima dell’esame dei resti del velivolo, il Presidente Barack H. Obama dichiara che il velivolo è stato colpito dai ribelli e che fornirà le prove di quanto affermato. Interessante notare che siffatta affermazione avrebbe dovuto scatenare i media occidentali sempre pronti ad essere cassa di risonanza per catastrofi e per le dichiarazioni dei presidenti U.S.A., invece la cosa passa quasi sotto silenzio.
A questa semi misteriosa dichiarazione presidenziale ne segue una di Hillary Clinton che accusa “apertis verbis” la Russia ed esorta a prendere provvedimenti contro il colpevole. Naturalmente sempre senza addurre alcun elemento probante. Quindi sia il governo ucraino che quello statunitense accusano pesantemente senza dimostrare alcunché sulla responsabilità dell’abbattimento. Il tutto appare come una propaganda per sostenere la propria parte, ciò che sarebbe logico per gli ucraini, ma molto sospetto per gli U.S.A. che vengono a perdere quel poco di obiettività rimasta loro nella vicenda Russia/Ucraina.
A settembre 2014 la commissione d’inchiesta sostiene, per non compromettersi, che l’aereo è precipitato per essere stato colpito da un oggetto esterno non meglio precisato, quindi tutte le dichiarazioni precedentemente effettuate appaiono “partigiane”, ad eccezione delle russe, che pur essendo a loro favorevoli vengono almeno sostenute con documentazione fotografica rilevata dai loro satelliti. Finora nessuno ha sostenuto che le prove russe siano false e le fotografie dei fotomontaggi. Un tribunale esonererebbe pertanto la Russia da qualsiasi responsabilità nell’eccidio, perché di questo si tratta.
Le abbondanti prove delle quali è menzione nell’articolo di Der Spigel restano tutt’ora un mistero fitto dato che mai sono state prodotte, ma i mass-media dei Paesi occidentali hanno fatto da cassa di risonanza alla tesi della responsabilità russa senza curarsi delle prove addotte da quest’ultima. Che fosse per giustificare le masochiste sanzioni alla Russia? Che ciò corrispondesse a qualche “velina” suggerita nell’interesse dei filo statunitensi?
Peraltro va riconosciuta che le autorità ucraine hanno contemporaneamente fatto presente, smentendo il B.N.D., che nessun sistema d’arma antimissilistico BUK-M1 si trovava nella zona da diverse settimane e che comunque i ribelli non se ne erano mai impadroniti. Poche tracce di ciò si trovano nei mass-media occidentali. Ma i satelliti russi non avevano visto i BUK-M1 in zona?
A rendere la verità sempre più celata si aggiunge il C.E.S.I. (Centro europeo di ricerca strategica che studia l’espansionismo russo pur definendosi indipendente. Chi lo finanzia?) che sostiene esistere una sostanziale diversità tra la documentazione del B.N.D. e quella presentata al Bundestag (Parlamento federale tedesco) dallo stesso B.N.D., dalla quale sarebbero state eliminate le prove della cooperazione tra i ribelli filorussi ed esponenti dell’intelligence russa. Questo sarebbe avvenuto a seguito di un accordo Berlino/Mosca per non coinvolgere la Russia nel disastro e affibbiare la responsabilità ai ribelli filorussi. Strana manovra dalla finalità non evidente, anche considerando che su quanto asserito il C.E.S.I. non fornisce documentazione a sostegno.
Per concludere, almeno in attesa di improbabili notizie certe sulla vicenda, resta da chiedersi il motivo per il quale gli Stati Uniti non mostrino quanto rilevato dai loro satelliti posizionati per controllare quell’area, dato che non sarebbe ipotizzabile supporre che non ve ne fossero. Forse per celare responsabilità del loro alleato ucraino? Quién sabe?
Una triste considerazione a margine di quanto precede è che appare evidente che disinformazione e censura sono ben sviluppati nei paesi detti “democratici”. O che la democrazia sia ora divenuta una pillola dorata per far accettare varie forme di dittature mascherate da un complesso sistema istituzionale. Ossia un anestetico.
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