L’onorevole Fucsia FitzGerald Nissoli (Per l’Italia), eletta nella Circoscrizione estero – Ripartizione Nord e Centro America, ha illustrato nell’Aula di Montecitorio la mozione sui diritti previdenziali dei lavoratori italiani emigrati di cui è prima firmataria.
“Occorre adeguare – ha detto – le convenzioni internazionali bilaterali con i Paesi extra Ue in materia di sicurezza sociale, visto che l’Inps eroga all’estero circa 500mila prestazioni pensionistiche oltre quelle riconosciute agli emigrati rientrati. Per questa ragione, con la nostra mozione, chiediamo al governo di impegnarsi a istituire un tavolo tecnico con i rappresentanti dei ministeri interessati, dell’Inps e dei patronati nazionali con due compiti ben precisi: monitorare lo stato delle convenzioni bilaterali di sicurezza sociale in essere, accertando la loro compatibilità con le modifiche intervenute nel sistema previdenziale italiano e l’eventuale conseguente necessità di rinegoziazione. Inoltre verificare, a fronte dell’aumentata mobilità internazionale di lavoratori e lavoratrici sia in uscita che in ingresso in Italia, la necessità di stipulare nuovi accordi bilaterali di sicurezza sociale completando il quadro giuridico di salvaguardia dei diritti sociali e di aggiornare quelli in vigore, a garanzia di una più adeguata, efficace ed ampia tutela previdenziale”.
L’on. Nissoli sottolineando che la mozione è stata elaborata assieme al Presidente del Comitato sugli italiani nel mondo e la promozione del sistema paese, onorevole Fabio Porta, e che ha riscosso un ampio consenso, ha ricordato che “all’Italia va il merito di essere stata antesignana, a livello mondiale, per quanto riguarda i trattati bilaterali sulla sicurezza sociale, con quello stipulato con la Francia nel 1904”.
“Un percorso che è proseguito – ha affermato la parlamentare eletta all’estero – incrociandosi con l’azione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro e che ha portato l’Italia a stipulare accordi anche con i Paesi d’Oltremare in seguito alle nuove ondate migratorie verificatesi dopo la seconda guerra mondiale. In particolare, nel 1973 l’Italia ha stipulato un importante accordo con gli Stati Uniti d’America, mentre nel 1977 ne ha stipulato uno con il Canada. Tali accordi di sicurezza sociale si ispirano al principio della parità di trattamento, dell’unicità della legislazione applicabile, alla totalizzazione dei periodi assicurativi, all’esportabilità delle prestazioni previdenziali ed alla collaborazione tra le Autorità competenti e gli Organismi di sicurezza sociale dei Paesi contraenti gli accordi”.
“Tuttavia – ha precisato l’on. Nissoli – l’attuale complessità del fenomeno migratorio e i mutamenti che sono intercorsi in questi anni, con una ripresa delle migrazioni dall’Italia verso l’estero, in cui vi è anche una presenza di liberi professionisti oltre che di lavoratori ex INPDAP, rende necessario un aggiornamento degli accordi in essere in modo da contemplare nuove e più penetranti tutele per i lavoratori migranti dei giorni d’oggi. Se a livello comunitario il problema non si pone poiché, conformemente al Regolamento n. 883/2004, vige una disciplina ampia e tecnicamente avanzata che permette di garantire una adeguata protezione sociale dei cittadini comunitari che si muovono liberamente all’interno dell’Ue, lo stesso non si può dire per i cittadini italiani che si recano nei Paesi extra Ue, con i quali vigono ancora Convenzioni bilaterali da aggiornare sia sul piano sostanziale che formale. Inoltre, vi sono Paesi, come alcuni dell’America Latina, con i quali non ancora abbiamo stipulato adeguate Convenzioni, nonostante una rilevante presenza migratoria italiana. Pertanto, i periodi di lavoro prestati nei Paesi Ue, più Islanda, Norvegia, Liechtenstein e Svizzera, sono utilizzabili, sul piano previdenziale, dai dipendenti pubblici italiani mediante totalizzazione gratuita mentre i periodi di lavoro prestati negli altri Paesi del mondo possono essere utilizzati, dagli stessi dipendenti pubblici, solo mediante riscatto oneroso, come previsto dall’art. 3 del Decreto Legislativo 184/97”.
Per l’on. Nissoli bisogna rivedere le “Convenzioni internazionali esistenti e promuoverne di nuove, dove necessario, affinché siano più efficaci nell’intento di tutelare adeguatamente i diritti di tutte le categorie di lavoratori, ponendo fine alla disparità di trattamento tra lavoratori pubblici e privati e lavoratori del settore privato appartenenti ancora al regime previdenziale esclusivo o i tanti che lavorano a progetto ed iscritti nella gestione separata dell’INPS”.
“Siamo convinti – ha concluso – che bisogna superare questa situazione di disagio, lo chiede la Costituzione, agli artt. 3, 36 e 38, nonché la necessità di adeguarci ai principi generalmente riconosciuti dalle normative e convenzioni internazionali in materia di sicurezza sociale”.
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