(di Domenica Giglio) – Bisogna leggere i giornali da cima a fondo, perché spesse volte le notizie più interessanti si celano in fondo alla pagina, in trafiletti di poche righe, dense però di contenuti.
Così è stato, nelle pagine relative alla Economia, sul “Corriere della Sera” del 26 giugno, dove era il titolo: “Poste, l’Authority (perché Authority, non bastava l’Autorità) dà il via libera alla consegna a giorni alterni”, accettando la richiesta rivolta in tal senso dalle Poste Italiane.
Leggendo meglio parrebbe che la richiesta non riguardi la totalità dell’utenza, ma il vulnus rimane, ed è un precedente pericoloso, perché legalizza ed istituzionalizza un disservizio cronico e questo nel centenario della Grande Guerra, che, come si legge in tanti articoli pubblicati in questo periodo, vide invece le Regie Poste, all’avanguardia del servizio postale da e per i nostri soldati, al fronte e le loro famiglie, smistando quattro miliardi (sic) di corrispondenza in tempi brevi, malgrado tutte le difficoltà nel trasporto e nel recapito.
Le sorprese di questo trafiletto non erano finite, perché “Dulcis in fundo”, l’Authority ha anche deciso che dal prossimo ottobre il costo del (dis)servizio di posta ordinaria, la classica “lettera” sarebbe aumentato, portandolo da 0,80 a 0,95 euro, ovvero servizio calante, costo crescente, trionfo della ipocrisia, tipica di questa epoca.
Ricordiamo che nel 2014 il costo era 0,70 euro, per cui in meno di due anni l’aumento è stato di ben il 35% (!) e questo con buona pace di chi ha visto bloccate pensioni e/o retribuzioni.
Sempre ipocritamente ci diranno che le lettere non sono il pane, e che oggi ci sono tanti altri mezzi per comunicare, tutti però soggetti ad intercettazioni e controlli, mentre la corrispondenza, tranne il tempo di guerra ed i “verificato per censura”, rimaneva e rimane inviolabile.
Quanto poi alle conseguenze sulle decine di milioni di francobolli circolanti, del valore di 0,70 e 0,80 sono facilmente intuibili, cioè la necessità di acquistarne altri da 0,15 o 0,25 per raggiungere l’affrancatura richiesta con file agli sportelli postali perché ormai i tabaccai, in maggioranza, non hanno scorte di francobolli.
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