“Ustica è l’epilogo di una storia già scritta, quello di un attacco mortale deciso da un Paese europeo, da capi di Stato e da servizi che volevano l’eliminazione di Gheddafi, il quale intralciava i loro sogni di possesso e dominio, che volevano l’eliminazione di un nemico”. Parole forti quelle pronunciate dal giudice Rosario Priore intervenendo in Sicilia alla seduta solenne dell’Assemblea regionale siciliana (Ars), convocata al Palazzo dei Normanni di Palermo il 13 giugno, per commemorare le ottantuno vittime delle strage di Ustica.
“La mancata collaborazione per il raggiungimento della verità – ha accusato Priore – è venuta da ogni governo, di qualunque colore. Il segreto di questa vicenda è, comunque, un segreto di Pulcinella. La strage di Ustica accade in una fase di massima conflittualità: la Francia ha voluto dare una lezione al suo Nord Africa, paese del loro impero, una lezione a quella Libia che osava attaccare il Ciad, uno dei suoi bastioni militari e una lezione all’Italia che minacciava i suoi equilibri, nei suoi cieli e nei suoi mari”.
Intenso l’intervento all’Ars di Rosario Priore, giudice istruttore dell’inchiesta sulla strage che ha ricostruito il contesto storico, rievocando anche l’incidente avvenuto durante l’Airshow Flugtag ’88 nella base NATO di Ramstein in Germania, nodale ma non risolutivo nell’inchiesta per comprendere alcuni passaggi rimasti oscuri, in cui persero la vita due ufficiali dell’aeronautica militare italiana.
Il 28 agosto 1988 gli ufficiali Mario Naldini e Ivo Nutarelli si stavano esibendo con le Frecce Tricolori a Ramstein, in Germania, quando una collisione in volo uccise loro due e un terzo ufficiale, il capitano Giorgio Alessio, oltre a mietere 68 vittime a terra.
Il giudice Priore, che stava indagando sulla strage di Ustica, aveva convocato Naldini e Nutarelli proprio per i primi di settembre di quel 1988, in quanto la sera del 27 giugno 1980 i due ufficiali dell’aeronautica erano in volo con un biposto TF104G nei cieli sopra il Tirreno e non erano lontani dalla rotta del Dc9 dell’Itavia. In base alla ricostruzione documentale si sa che quella sera i piloti militari lanciarono un allarme, un “codice 73”, che esclude un problema al loro velivolo e segnala un altro tipo di emergenza. Di quale emergenza si trattasse non hanno mai potuto dirlo al giudice istruttore Rosario Priore, il quale ha più volte sospettato che l’incidente di Ramstein sarebbe stato un sabotaggio.
La seduta speciale al Palazzo dei Normanni di Palermo è stata presieduta dal presidente della Camera, Laura Boldirni, ed è stata fortemente voluta dal presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, che nei mesi scorsi aveva incontrato a Bologna i familiari delle vittime della strage e visitato il museo della memoria di Ustica.
Dopo la commemorazione è stata inaugurata la mostra “Ustica, la verità inConfessabile”, curata dal giornalista Andrea Purgatori.
I lavori in Aula sono stati aperti dal discorso del Presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, poi hanno preso la parola la presidente dell’Associazione dei parenti delle vittime della strage, senatrice Daria Bonfietti; la presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia Romagna, Palma Costi; i sindaci di Bologna, Palermo e Ustica, Virginio Merola, Leoluca Orlando e Attilio Licciardi. In rappresentanza del governo regionale, ha parlato l’assessore regionale all’Energia, Nicolò Marino, il quale ha ricordato la sua esperienza alla Dda di Caltanissetta in merito alle Stragi del ’92 e “l’entusiasmo investigativo” di chi sa di poter raggiungere la verità, costretto però a lottare e non poco. “Conosco – ha detto – i silenzi e le omissioni, gli errori investigativi, gli improvvisi ricordi dopo anni dagli accadimenti che disorientano e creano mostri, gli uomini delle istituzioni corrotti che accusano la magistratura. Verità vuol dire completa assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni e della politica”.
A seguire il giudice Rosario Priore e infine l’intervento del presidente della Camera, Laura Boldrini, la quale ha affermato: “lo Stato deve esserci in ogni luogo in cui si cerca la verità, elemento essenziale per rinsaldare il patto tra cittadini e Istituzioni”. “Il DC9 è stato abbattuto – ha concluso -, sapere chi lo ha fatto non è solo compito dei magistrati. Si tratta di rapporti tra gli Stati, quindi di politica. È la politica adesso che deve aiutare i magistrati a trovare la verità”.
Nel giorno della seduta speciale a Palermo arrivano due importanti novità nella ricerca della verità sull’esplosione in volo del DC9 Itavia il 27 giugno 1980. Una riguarda la presenza di una portaerei nel Tirreno quella notte. L’altra la riesumazione il corpo del pilota che aveva iniziato a indagare sul mistero della strage di Ustica. Si tratta di Alessandro Marcucci, ex colonnello dell’aeronautica, testimone non ascoltato della strage di Ustica, morto il 2 febbraio 1992 insieme all’avvistatore Silvio Lorenzini in un incidente aereo a Campocecina (Carrara). Come disposto dalla Procura di Massa, sarà effettuata l’autopsia sui corpi di Alessandro Marcucci e Silvio Lorenzini per accertare la presenza di eventuali tracce di sostanze chimiche nelle ossa dei due corpi riportati alla luce. Secondo il pm che indaga sulla morte, una bomba al fosforo avrebbe provocato l’esplosione del veivolo e quindi ucciso Marcucci e Lorenzini.
L’Assemblea regionale siciliana ricorda vittime di Ustica