(di Anthony Brown) – Sempre più spesso osserviamo che le forze produttive
sane e oneste del Paese rinunciano alle loro attività lasciando il Paese o, nella peggiore delle ipotesi, chiudendole definitivamente. Invece, la mancanza di parola, il servilismo, l’individualismo esagerato, l’abitudine del piccolo inganno e della corruzione, l’imbroglio, la mancanza di onestà nei rapporti è stato elevato a norma accettata del vivere civile. Sembra che non si possa più vivere se non ingegnandosi in qualche maniera a circonvenire le leggi e i costumi morali, pur di raggiungere la mira di avanzamento sociale, politico o morale.
Certo questo approccio non ci é nuovo e ce lo testimonia un acuto osservatore della realtà italiana: Giuseppe Prezzolini (giornalista, scrittore e aforista). Nel 1921 lo scrittore fa una divertente caricatura dell’Italia e degli italiani con il suo Codice della vita italiana: una raccolta di aforismi edita da La Voce.
Il primo capitolo, in particolare, é dedicato alle due fondamentali categorie in cui, secondo Prezzolini, si possono suddividere i cittadini italiani: i furbi e i fessi. Dove il fesso nelle parole di Prezzolini é cosi descritto:”
2. Non c’è una definizione di fesso. Però: se uno paga il biglietto intero in ferrovia, non entra gratis a teatro; non ha un commendatore zio, amico della moglie e potente nella magistratura, nella Pubblica Istruzione ecc.; non è massone o gesuita; dichiara all’agente delle imposte il suo vero reddito; mantiene la parola data anche a costo di perderci, ecc. questi è un fesso.”
Inoltre, al sesto capitolo – Delle leggi, l’autore nota la valenza delle norme e delle Istituzioni. Di seguito ne ho riportato uno stralcio interessante:
“38. In Italia nove decimi delle relazioni sociali e politiche non sono regolate da leggi, contratti o parole date. Si fondano sopra accomodamenti pratici ai quali si arriva mediante qualche discorso vago. una strizzatina d’occhio e il tacito lasciar fare fino a un certo punto. Questo genere di relazioni si chiama compromesso. Non ci sono mai situazioni nette tra marito e moglie, tra compratore e venditore, tra governo e opposizione, tra ladri e pubblica sicurezza, tra Quirinale e Vaticano.
39. Tutto ciò che è proibito per ragioni pubbliche si può fare quando non osta un interesse privato. Nei vagoni dove è proibito fumare tutti fumano finché uno non protesta.”
I partiti hanno deformato la democrazia imponendo alle istituzioni un modo di gestire i rapporti rissoso e privo di contenuti. Purtroppo il problema è più che mai attuale perché l’occupazione delle Istituzioni ha raggiunto il culmine durante le recenti legislature.
Il Paese si sta impoverendo perché ingessato e immobilizzato da istituzioni asservite a interessi particolaristici che si esprimono in una politica interna vittima degli stessi effetti deleteri provocati dall’ira e dall’incapacità di autodominio, cosi ben descritti da Seneca nel suo De ira.
Urge un rinnovamento della gestione pubblica che rivaluti le forze produttive sane in forme non provinciali e non dogmatiche e in una visione più lunga che guardi anche al futuro e alle future generazioni.
Istituzioni che non abbiano un orientamento miope e velleitario, piuttosto luogo di incontro e di confronto dialettico fra diverse esperienze intellettuali, evitando le posizioni intolleranti. Questo perché ciò che veramente conta è l’azione culturale, e non la militanza politica: gli intellettuali devono, confrontarsi, illuminare le vie per la formazione di una nuova classe politica dirigente che abbia a cuore una democrazia sentita, vivente accettata.