(di Clara Salpietro) – Proseguono senza sosta gli sbarchi di immigrati sulle coste siciliane e senza sosta continuano le attività di salvataggio delle Unità della Marina Militare. I due centri di accoglienza in provincia di Ragusa, Pozzallo e Comiso, sono ormai pieni e quindi i nuovi arrivati vengono trasferiti verso altri centri siciliani o dirottati nei paesi limitrofi alla costa. Una piccola comunità che ogni giorno deve fare i conti con la presenza di migranti è Santa Croce Camerina, comune di circa 10 mila abitanti in provincia di Ragusa.
A raccontare le difficoltà che vive la popolazione è l’avvocato Gaetano Pernice, consigliere comunale a Santa Croce Camerina (RG) nonchè consigliere regionale per la Sicilia dell’Associazione nazionale pubbliche assistenze (Anpas).
“Gli immigrati che arrivano in questo territorio – afferma – aumentano ogni giorno di più e di fatto non si ha contezza certa di quanti siano quelli presenti realmente su di esso. Alcuni sono regolarmente censiti, ma degli altri di cui ufficialmente non sappiamo il numero non conosciamo le reali condizioni di vita. Certamente capisco che tutti hanno bisogno di essere aiutati e dispiace vedere persone che stanno in condizioni precarie, spesso sono vagabondi e dormono nelle campagne circostanti l’abitato dove si arrangiano alla meno peggio, però invito i giornalisti a venire qui e vivere per diversi giorni in questo territorio, così da capire le difficoltà che stiamo affrontando. Vi invito a vedere con i vostri occhi e poi giudicare. La collettività è stanca di subire furti ed occupazioni abusive, alcune case non abitate dai proprietari per vari motivi, sono state aperte dagli immigrati e sono stati rubati diversi oggetti, molte volte anche lavatrici o sanitari, altre abitazioni sono state occupate abusivamente. Inoltre la sera non di rado si ubriacano, spaccano bottiglie e ci sono state pure delle risse. Il sindaco è stato costretto ad emanare un’ordinanza che vieta la vendita di beveraggio dopo le ore 21 al fine di limitare quanto appena detto. Ma appare semplice bypassare tale ordinanza andando ad acquistare prima di tale orario. Senza parlare del fatto che numerosi sono gli episodi che vedono degli extracomunitari che urinano ed alcune volte defecano ove civiltà vorrebbe che ciò non accadesse. Chi fa ciò non è una persona bisognosa, è solo incivile ed irrispettoso nei confronti di chi cerca di aiutarlo”.
“Non bisogna fermarsi al giorno degli sbarchi – prosegue -, ai titoli dei giornali o alle semplici e spontanee reazioni/emozioni del momento, influenzati più o meno correttamente dai messaggi mediatici forniti dalla foto o dai filmati propinati magari in orari di pasto, in cui maggiore può essere il senso di colpa e compassione stimolato negli spettatori che si trovano a vedere e pseudo vivere delle situazioni indubbiamente strazianti. Non si rivolge la dovuta attenzione e considerazione sul fatto che dietro tutto questo c’è una vita, c’è una quotidianità che vivono gli abitanti di questo territorio, che al di fuori ed al di là delle inquadrature televisive si trovano costretti loro malgrado a vivere delle situazioni di coesistenza forzata che non sempre è caratterizzata da reciproca voglia di reale integrazione. Purtroppo per fronteggiare tale fenomeno non è stato dichiarato ufficialmente lo stato d’emergenza, è solo emergenza di fatto! Ciò comporta un’azione monca da parte delle associazioni di volontariato che non riescono ad avere le risorse necessarie per fare ciò che gli viene chiesto di fare ormai da troppe settimane, ad esempio non possono sostenere da sole i costi per la sanificazione dei mezzi di soccorso o per l’acquisto dei dispositivi individuali di protezione necessari per fronteggiare tali massicci sbarchi, ed inoltre si ritrovano in enorme difficoltà perché non riescono a pagare le assicurazioni dei mezzi che dovrebbero impiegare nei soccorsi”.
Il consigliere Pernice conosce bene il fenomeno dell’immigrazione, poiché oltre a vivere immerso in tale realtà, negli anni precedenti si è fatto promotore di una collaborazione con l’Università degli Studi di Messina, nello specifico col CIRSDIG, per la realizzazione nel territorio ragusano di una Summer School sull’immigrazione, affrontando il problema sotto diversi punti vista, da quello giuridico a quello sociale fino al rapporto tra immigrazione e territorio, realizzando contestualmente delle indagini sul campo condotte dai discenti e visite guidate sul territorio.
“Gli immigrati che richiedono asilo politico – spiega – stanno qui numerose settimane ed agli enti e/o cooperative che gestiscono l’accoglienza viene dato un contributo di circa 35 euro al giorno per singolo immigrato accolto, inoltre è previsto che ai migranti siano distribuite sigarette e ricariche telefoniche nonché la dotazione nelle strutture ricettive di antenne paraboliche per non farli sentire lontano da casa e consentirgli di vedere i programmi del loro Paese. Hanno anche un servizio di catering, con il cibo che arriva in vassoi sigillati, quindi non si può dire che la nostra accoglienza sia lacunosa, ma di certo non è da tutti loro correttamente valutata ed apprezzata, tenuto conto che ho avuto modo di assistere a degli episodi in cui alcuni immigrati lamentavano il fatto di non gradire la pasta offertagli ma pretendere il riso. Notorio l’episodio verificatosi a Pozzallo dove sono stati ritrovati nei cassonetti numerosi vassoi del catering col cibo che era stato distribuito tra gli immigrati. E’ proprio questo che denota un atteggiamento “pretenzioso” da parte di molti immigrati che pensano che tutto gli sia dovuto e se ciò non accade subito ti tacciano di essere razzista, in quanto sanno che questa formuletta rappresenta la frase magica che apre tutte le porte. Non di rado ciò che si sente dire loro è “tu mi devi dare/fare…” è vero che non si può generalizzare ma lo stesso vale anche al contrario, cioè non dobbiamo pensare che tutti gli immigrati siano garbati e rispettosi nei confronti della gente del posto in cui loro si trovano a vivere”.
“Una delle cose che allettano la maggior parte di loro a venire nel nostro territorio – ci dice il consigliere Pernice – è la possibilità di usufruire “della disoccupazione” e degli assegni familiari. Un supporto che originariamente ha avuto tutte le più rosee aspettative di porre un rimedio alla situazione di disagio in cui vivevano molte famiglie ma che oggigiorno a mio avviso dovrebbe essere meglio regolamentato o meglio monitorato perché come per ogni cosa si rischiano usi e soprattutto abusi. Per quanto concerne poi “gli assegni familiari” siamo certi che realmente tutti i componenti del nucleo familiare dichiarato e per cui si prendono i sussidi sono fisicamente presenti sul nostro territorio o non sono piuttosto nel loro paese d’origine e solo saltuariamente, per particolari esigenze burocratiche (vedasi rinnovo permesso di soggiorno) si trovano in territorio italiano? Se vengono rinvenuti dei minori non accompagnati i costi per la loro sistemazione tutela e salvaguardia sono a carico del Comune nel cui territorio sono stati trovati, che nella maggior parte delle volte deve anticipare le somme, anche se si tratta di soldi che in seguito saranno rimborsati, ed in questo momento di crisi economica non tutti gli enti locali possono anticipare fondi. Tutto questo dalla stampa non viene pubblicizzato e le istituzioni non lo raccontano perché temono di essere etichettate quali razziste”.
“I nostri politici – evidenzia il consigliere – non vedono la realtà che si vive qui, non vedono il dietro le quinte. É necessario fare un monitoraggio del territorio, controllare chi c’è sul territorio e chi è andato via. Mi chiedo perché in Francia, Spagna o Germania non ci sono arrivi in massa di immigrati? Malta si è resa conto che questa massiccia presenza di immigrati fa calare a picco il turismo e quindi non consente che tali massicce invasioni come quelle che accadono in Sicilia possano verificarsi sul loro territorio. Indubbiamente l’Unione Europea deve aiutarci e se non interviene allora l’Italia deve uniformare autonomamente le proprie regole a quelle degli altri Stati. Inoltre sostengo che il supporto economico, che viene dato ai Paesi che accolgono immigrati, deve essere proporzionato agli sbarchi ed alle difficoltà che le comunità locali incontrano quotidianamente per fronteggiare questi inusuali sbalzi di popolazione con le loro relative necessità”.
“Questa non è un’emergenza improvvisa – osserva -, ma è programmabile nel futuro e quindi bisogna dotare le associazioni di volontariato e le istituzioni di tutti i mezzi necessari per fronteggiare le emergenze. Il fenomeno immigrazione deve essere contestualizzato nel posto dove si verifica, tenendo conto di tutti gli aspetti della realtà sociale”.
“Il problema in Sicilia – precisa il consigliere Gaetano Pernice – non è lo sbarco, ma il momento successivo. Perché la stampa non è interessata a fare reportage su cosa accade dopo lo sbarco? Su come vivono gli immigrati. Umanamente capisco queste persone che sbarcano in Sicilia, capisco che non hanno soldi e cercano di procurarsi da vivere, ma non possiamo lasciarli nella condizione di doversi arrangiare alla meno peggio per sopravvivere nel nostro territorio. Le Istituzioni devono aiutare questa gente ad integrarsi sul territorio, ma non serve l’aiuto solo nel momento dello sbarco. Perché non viene mai chiesto ai residenti di questo territorio come vivono il fenomeno degli sbarchi?”
“È necessario – precisa – conoscere la quotidianità del giorno dopo, sapere quali sono gli strumenti che gli Enti locali hanno a disposizione. Il fenomeno deve essere visto sul posto e a 360°. La disoccupazione in Italia aumenta e noi non possiamo garantire un lavoro a tutti gli immigrati. Il mio non vuole essere un discorso razzista, tutt’altro, la mia vuole essere solo una pacata analisi di una situazione di fatto. Se è vero che molti giovani, a prescindere dal titolo di studio posseduto, più o meno qualificato, non riescono a trovare un lavoro; se è vero che molte aziende sono costrette oggigiorno a licenziare personale e quindi aumentano le file dei disoccupati già presenti in Italia che razza di senso ha dire c’è posto per tutti, se poi in realtà non riusciamo a mantenere un elevato standard qualitativo di welfare per le persone che già vivono in Italia? Nel momento in cui tutte le persone avranno dei livelli di qualità della vita medio-alti; nel momento in cui sarà limitato il numerico di coloro che stentano a campare giorno per giorno, solo allora sarà corretto, a mio avviso, accogliere indiscriminatamente, così come si sta facendo oggigiorno. Perché non aiutare queste persone nel loro Paese d’origine inviando personale qualificato che possa insegnare loro come sfruttare le enormi ricchezze di cui magari il loro territorio è pieno?”
“Sento spesso dire – prosegue – che queste persone sono costrette ad emigrare perché non possono più stare nel loro Paese d’origine, bene, allora dico: aiutiamoli a non essere costretti ad andare via dalla loro terra natia. Solo così potremmo rispettarli veramente, ossia dando loro un aiuto concreto che gli consenta “di imparare a pescare piuttosto che dar loro del pesce che soddisfi momentaneamente i loro bisogni”. Tutti coloro che decantano l’apertura delle nostre frontiere perché non vanno nei loro Paesi e li aiutano a non migrare invece che declamare “spot pubblicitari benpensanti” ma senza magari “mettere un dito nell’acqua calda” per paura di scottarsi? Quando non sentirò più dei genitori col cuore in mano chiedere un posto di lavoro per il/la proprio/a figlio/a; quando non dovrò sentire parlare con le lacrime agli occhi degli anziani che non arrivano a fine mese con la propria pensione perché troppe spese hanno da sostenere in rapporto all’entità della pensione ricevuta; quando potrò vedere la serenità negli occhi della gente che mi circonda perché soddisfatta del genere di vita che conduce, grazie al welfare in cui vive, solo allora potrò concordare con chi dice: dividiamo ciò che abbiamo con chi non lo ha, ma fino a quando non avremo tutto ciò che serve a tutti coloro che sono qui, non penso che ci saranno risorse da dividere e consentire di vivere con un livello qualitativo di vita soddisfacente per tutti”.
“Ovviamente – conclude il consigliere Gaetano Pernice – il mio discorso non è incentrato esclusivamente sull’aspetto economico riferendomi infatti alla qualità della vita intesa nella sua accezione più ampia. Tutti siamo di animo grande e generoso quando il problema non ci tocca minimamente ma vediamo lo spettacolo dal di fuori piuttosto che calarci nell’azione quotidiana di supporto e di aiuto. Quello che mi rattrista ogni giorno è vedere quanto attuale sia l’antico detto: “armiamoci e partite””.
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maggio 13, 2012