di Tindaro Gatani
Una grande manifestazione
Agli inizi il Festival di Zurigo doveva essere solo una manifestazione della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS) per promuovere la canzone italiana nella Confederazione. Le prime tre edizioni, 1957-1959, furono trasmesse dalla televisione della Svizzera di lingua tedesca e da quella di lingua italiana. Il 1° Festival, tenutosi il 12 ottobre 1957, si rifaceva a quello ormai celebre di San Remo, che, non solo si offrì di addobbare con migliaia di fiori le sale del Kongresshaus, ma inviò anche suoi esperti per l’allestimento scenico. Tra i primi consulenti ci fu anche il cantante Claudio Villa, che aveva vinto il San Remo di quell’anno con Corde della mia chitarra. Tra i partecipanti alla prima edizione c’erano i migliori cantanti italiani di allora: Gino Latilla, Carla Boni, Tonina Torrielli, Giuseppe Negroni, presentati da Adriana Serra e Alighiero Noschese e accompagnati dalle orchestre Angelini e Impallomeni. Come tutti i festival anche quello di Zurigo, sin dalla sua prima edizione, non fu privo di critiche, pettegolezzi, polemiche e accuse di ogni genere. E a quello che oggi si chiama gossip partecipavano in prima linea la stampa svizzera e quella italiana in cerca di scoop giornalistici. Quel grande parlare anche male del Festival non dispiaceva agli organizzatori. Essi stessi, anzi, favorivano la circolazione di tutte quelle voci con la soddisfazione di chi dice: se ne dica anche male, purché se ne parli. L’edizione del 1959 e, quelle dal 1961 al 1967, furono trasmesse addirittura in Eurovisione con un sempre maggior numero di Paesi collegati. La prima edizione era stata battezzata con il nome di «Melodie di domani», la seconda «San Remo grüsst Zürich» (San Remo saluta Zurigo) e quindi, per tutte le successive edizioni, con quello di «San Remo in Zürich», a sottolineare lo stretto rapporto di gemellaggio con la cittadina ligure. Lo scopo ultimo degli organizzatori era la propaganda, non solo per fare conoscere le canzoni italiane e valorizzare le industrie discografiche, ma anche e soprattutto per promuovere i prodotti italiani facendo magari leva sulla musica che attirava tanta gente.
Promozione del made in Italy
Il Festival era, infatti, abbinato a varie manifestazioni enogastronomiche che si tenevano nei più rinomati ristoranti della città. Ecco allora perché la manifestazione canora era sempre accompagnata da mostre ed esposizioni varie, alle quali di solito erano chiamati a intervenire gli stessi cantanti, la cui presenza favoriva l’afflusso dei visitatori. Quindicine gastronomiche, settimane di cucina regionale, degustazione di vini tipici, sfilate di moda italiana ruotavano attorno al Festival, nell’ambito del quale San Remo faceva conoscere intanto il suo programma turistico e la sua vasta produzione di fiori, aumentandone sensibilmente la loro esportazione in Svizzera. Il Festival aveva dunque la funzione di adempire molteplici compiti, anche se il più palese restava quello della diffusione della musica leggera italiana all’estero, che costituiva «una posta non indifferente della bilancia commerciale italiana: si pensi all’esportazione di dischi italiani, ai diritti d’autore sulle esecuzioni all’estero, nonché alle scritture che i cantanti del Festival di Zurigo» riuscivano «ad ottenere all’estero, presso emittenti televisive e radiofoniche, ma anche presso locali pubblici». Il successo del Festival ha influito positivamente sulla decisione dell’Accademia della cucina italiana di creare, presso la CCIS, una sua delegazione stabile, con lo scopo di tenere i collegamenti con i ristoranti e gli importatori di generi alimentari di tutta la Svizzera e di organizzare convegni e manifestazioni varie come veicolo di propaganda per i prodotti enogastronomici italiani. Le manifestazioni del Festival servivano dunque non solo per prendere contatti con i potenziali importatori e consumatori, ma anche per passare insieme alcune ore liete con le autorità locali, che davanti a una spaghettata, a una pizza e a un buon bicchiere di vino, discutevano con quelle italiane non solo dell’arte culinaria, ma anche di problemi molto seri, come la politica immigratoria e le relazioni italo-elvetiche. A quei tavoli, complici la buona cucina e i buoni uffici dei dirigenti della CCIS, nascevano allora tante nuove amicizie che servivano poi al miglioramento dei rapporti tra i due Paesi. A livello artistico, il Festival di Zurigo si proponeva anche di lanciare nuove voci, pescando tra i giovani cantanti italiani senza tralasciare tuttavia di promuovere ulteriormente quelli già affermati.
Partecipanti famosi
Tra le nuove voci che ebbero il palcoscenico del Palazzo dei Congressi di Zurigo e la diretta dell’Eurovisione come trampolino di lancio basta ricordare Milva (1961), Iva Zanicchi (1963), Wilma Goich (1964), Robertino (1964). Tra i partecipanti già affermati ricordiamo Domenico Modugno (1959), Adriano Celentano (1960), Claudio Villa (1958), Nilla Pizzi (1962), Quartetto Cetra (1962), Arturo Testa (1962), Nico Fidenco (1964), Ornella Vanoni (1964), Edoardo Vianello (1964), Pino Donaggio (1964), Anna Identici (1965), Mario Abbate (1965), Orietta Berti (1966), Peppino di Capri (1966), Bruno Venturini (1966), Joe Sentieri (1967). Per tanti altri, il Festival contribuì, senza dubbio, a prolungarne la carriera. Questo fu il caso, sempre per ricordare solo alcuni nomi, di Gino Latilla, Carla Boni, Tonina Torrielli, Luciano Tajoli, Wilma De Angelis, Giorgio Consolini, Aurelio Fierro, Nicola Arigliano, tutti cantanti che, anche grazie alla manifestazione di Zurigo, ebbero maggiori possibilità di allietare in seguito le feste organizzate dalle associazioni degli emigrati italiani nel mondo. Al Festival parteciparono a più riprese anche le cantanti svizzere Lys Assia (Lenzburg, 3 marzo 1926) e Anita Traversi (Giubiasco 1937 – Bellinzona 1991). La prima aveva raggiunto il successo nel 1954 con la celebre canzone “Oh Mein Papa”; la seconda era conosciuta per le sue varie partecipazioni all’Eurofestival e per aver cantato con Adriano Celentano. Tra gli ospiti d’onore si ricordano anche Domenico Modugno (1964), Rita Pavone (1965), Gigliola Cinquetti (1967). Tra i presentatori Enzo Tortora (1960) e tra i registi Ettore Cella (1962) e Marco Blaser (1966, 1967). Quella di Zurigo, con il passare degli anni, era diventata una manifestazione di altissimo livello a costi molto contenuti, proprio come si addiceva ad una associazione benefica. L’organizzazione si accollava i costi per la sala, mentre le spese per l’orchestra, il regista e i presentatori gravavano sulla Televisione svizzera, che si rifaceva poi con i diritti di collegamento concessi alle consorelle europee. I discografici italiani partecipavano annualmente con i loro migliori cantanti, facendosi carico di ogni onere, comprese le spese per il viaggio e il soggiorno e, in parte, alla copertura delle spese di allestimento. La CCIS ricambiava, organizzando nelle maggiori città svizzere, in coincidenza con il Festival, le «Quindicine del disco italiano», al quale potevano partecipare anche quelle Case che non si erano presentate al concorso canoro.
Il boicottaggio di Mamma Rai
Nonostante il successo a livello internazionale, il Festival di Zurigo mantenne sempre il carattere di manifestazione popolare: il suo pubblico era sempre composto «nella maggioranza di lavoratori italiani, venuti persino dalla Germania», che accoglievano i cantanti con «sommo giubilo ed enorme entusiasmo, dimostrando che l’iniziativa» era «veramente sentita dall’emigrazione italiana in Svizzera», la quale la considerava «come una propria bandiera ricreativa». Il Festival di Zurigo, diventato un vero e proprio evento, non poteva non urtare la sensibilità degli invidiosi e suscitare la gelosia di molti, persino quella della Rai che, sin dalla IX edizione (1965), cominciò a mettere i bastoni tra le ruote dell’organizzazione, persistendo «nel richiedere una registrazione della TV svizzera da “controllare”, facendo valere motivi tecnici ed artistici per nulla pertinenti, dato che le riprese della TV svizzera» avevano «poco da invidiare a quelle della TV italiana». I dissapori si acuirono l’anno dopo, quando per la trasmissione della X edizione, la Rai, ancora una volta, pretendeva «alti livelli» per «bassi collegamenti», cioè «trasmissioni differite, pur sapendo che i cantanti di primo piano» andavano «generalmente solo ai Festival trasmessi in presa diretta». Che la televisione italiana stesse ormai boicottando la manifestazione di Zurigo, fu a tutti chiaro quando altissimi dirigenti di quell’Ente fecero pressione sulla Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai per non permettere il collegamento in diretta con Zurigo. La Rai non tornò indietro sulla sua decisione nemmeno nel 1967, quando la manifestazione, tenutasi Hallenstadion, con la partecipazione di Gigliola Cinquetti, la trionfatrice di San Remo 1964 e dell’Eurovision Song Contest di Copenaghen con la canzone Non ho l’età (per amarti), fu trasmessa in diretta da ben 12 Paesi collegati in Eurovisione ed Intervisione. Mentre la Rai faceva di tutto per affossare il concorso canoro di Zurigo, dal resto del mondo giungevano gli elogi per l’importanza e la qualità della manifestazione. E tra questi c’erano anche quelli ufficiali della celebre e autorevole BBC di Londra, che, sempre nel 1967, subito dopo il successo della trasmissione presso il pubblico inglese, si era «congratulata con gli organizzatori». Gli interessi che ruotavano attorno al Festival erano ormai tanti e troppo grandi perché il Comitato organizzatore potesse dominarli e governarli da solo. Più che la concorrenza, furono, però, come detto, l’invidia e la gelosia, soprattutto da parte degli Italiani, da sempre usi a farsi male da soli, a determinarne la fine.