(di Clara Salpietro) – “Riconoscimento del servizio volontario civile prestato nell’organizzazione nordatlantica Stay Behind Nets” (2102), è il titolo della proposta di legge presentata dall’onorevole Luca Squeri (Forza Italia – Pdl) il 18 febbraio ed annunciata nella seduta della Camera dei Deputati del 19 febbraio (n. 176).
La proposta di legge è stata assegnata alla IV Commissione permanente Difesa in sede referente il 19 giugno e dovrà ottenere il parere anche delle Commissioni: I Affari Costituzionali, III Affari Esteri, V Bilancio e XI Lavoro.
Per l’onorevole Squeri è necessario “un giusto riconoscimento istituzionale, con esclusione di qualsiasi effetto di tipo economico”, per tutti i civili che “sono stati inquadrati ed hanno prestato servizio in una legittima struttura militare, agli ordini dello Stato maggiore della difesa che rappresentava ufficialmente la Patria”.
“In conformità – scrive il deputato di Forza Italia nella relazione che accompagna la sua proposta di legge – al superiore dovere sancito dall’articolo 52 della Costituzione, questi coraggiosi cittadini hanno dato la loro consapevole e convinta disponibilità a servire la Patria, al di sopra di ogni distinzione di credo ideale, politico o religioso, o di appartenenza sindacale”.
L’articolo 1 della proposta di legge sancisce “l’equiparazione al servizio presso le Forze armate dello Stato del servizio volontario prestato presso la rete italiana dell’organizzazione clandestina nordatlantica «Stay Behind Nets», da parte dei suoi membri cosiddetti «esterni», ossia reclutati tra coloro che avevano già assolto i propri obblighi militari ma che non appartenevano in servizio permanente alle Forze armate, ovvero tra cittadini di entrambi i sessi anche se non risultavano assoggettati a tali obblighi”.
“Questa equiparazione – si legge nella relazione – non costituisce un caso isolato nell’ambito del nostro ordinamento giuridico, in quanto in passato si è già provveduto allo stesso modo per il Corpo volontari della libertà con la legge 21 marzo 1958, n. 285. L’equiparazione anzidetta rileva esclusivamente sotto il profilo politico, morale e anche sul piano militare, posto che l’articolo in esame espressamente esclude al riguardo qualsiasi effetto retributivo, previdenziale e assistenziale”.
“Il medesimo articolo 1 dà mandato – si legge ancora – alla Presidenza del Consiglio dei ministri, su relazione dell’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE), di certificare la pregressa appartenenza alla rete italiana della predetta organizzazione, su istanza di ciascuno dei 622 nominativi dell’elenco previsto dall’allegato 1, dalla relazione dell’allora Presidente del Consiglio dei ministri Giulio Andreotti, trasmessa ai due rami del Parlamento il 26 febbraio 1991, e nell’osservanza delle vigenti disposizioni dettate in materia di segreto di Stato. In caso di morte di uno di questi 622 cittadini italiani, su istanza di un loro erede legittimo”.
Con l’articolo 2 è prevista “l’istituzione di un distintivo onorifico, per gli appartenenti alla struttura, che può essere portato dagli aventi titolo in base alle disposizioni vigenti in materia”. In pratica i militari tuttora in servizio potranno esibirlo quando lo desiderano, quelli in congedo ogni volta che avranno diritto a vestire la loro divisa, i civili in occasione di cerimonie militari.
La descrizione del distintivo onorifico si trova in allegato alla proposta di legge ed inoltre è presente anche il disegno eseguito in scala 1:1, entro una circonferenza del diametro di 50 millimetri.
Secondo l’onorevole Luca Squeri, il distintivo deve essere “riprodotto in metallo di colore aureo smaltato”, costituito da uno “scudo difensivo rotondo con la croce atlantica della NATO in campo blu, che riporta nella parte bassa la scritta «Stay Behind» con sopra posto, in posizione di parata al traverso, un gladio nobile di tipo iberico (non impugnato da alcuna mano), con la lama snudata e la punta celata parzialmente da un soffice nastro con i colori nazionali riportante il motto «silendo libertatem servo»”. Il deputato non manca di descrivere anche la “Legenda colori” come di seguito in dettaglio, emblema della NATO: croce con rosa dei venti inscritta entro una circonferenza bianca campo blu su scudo con bordo giallo oro; scritta «STAY BEHIND»: giallo oro; gladio iberico: lama giallo oro, impugnatura avorio, guardia e pomo marrone; nastro tricolore: colori nazionali italiani verde, bianco e rosso; motto «SILENDO LIBERTATEM SERVO»: nero.
L’articolo 3 della proposta di legge, da ultimo, sancisce “l’equiparazione dell’Associazione italiana volontari Stay Behind, costituita in data 4 febbraio 1994 tra i civili appartenenti alla disciolta struttura, alle altre associazioni d’arma riconosciute dal Ministero della difesa”.
L’onorevole Squeri, nella relazione allegata alla sua proposta di legge, definisce “nobile e forte” il discorso pronunciato dal Presidente della Repubblica per le celebrazioni del 25 aprile 2009, “con il quale il ricordo dei militari, dei partigiani, di semplici civili e di popolazioni intere vittime della violenza nazifascista durante la Resistenza è divenuto «memoria condivisa» di tutti gli italiani e parimenti condivisa è diventata la pietà per coloro che caddero tra le fila delle Forze armate della Repubblica di Salò e per le famiglie che li ricordano”; “importante ed esemplare” l’intervento del Capo dello Stato, a Cuneo, rivolto ai partigiani della Federazione italiana volontari della libertà, “con il quale esprimeva il suo vivo ringraziamento per aver avuto la possibilità di rendere a tutti loro un doveroso omaggio in quanto «indiscussi portatori di fondamentali valori di attaccamento alla Patria e allo Stato»”. “Analogo intervento – aggiunge Squeri – è stato fatto a Faedis (Udine), il 29 maggio 2012, giorno in cui lo stesso Presidente Napolitano ha reso omaggio alle vittime delle Malghe di Porzus (7 febbraio 1945)”. “Esemplare” viene definito anche l’intervento fatto a Onna il 25 aprile 2009 dall’allora Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi.
Per il deputato Luca Squeri non bisogna dimenticare “sia i coraggiosi e valorosi partigiani italiani della Resistenza, sia tutti gli altri italiani che in epoca successiva, non hanno esitato un istante ad arruolarsi nelle Forze armate italiane quando lo Stato maggiore della difesa, in previsione di una temuta invasione dell’Italia da parte di eserciti stranieri, ha chiesto la loro disponibilità ad adempiere al preciso obbligo morale sancito dall’articolo 52 della Costituzione”. “Di fronte a tale richiesta – afferma – questi italiani hanno deciso di aderire al riservato invito di arruolarsi in una speciale unità delle Forze armate italiane che li avrebbe adeguatamente istruiti e preparati a svolgere un’attività clandestina di tutela e di difesa di interessi nazionali, un’attività partigiana che sarebbe dovuta entrare in funzione nella sola malaugurata evenienza di un’invasione militare. Questi nostri concittadini hanno deciso di mettere a repentaglio la propria vita per nobili princìpi e hanno gratuitamente e volontariamente sacrificato il loro tempo libero per conseguire uno specifico e lungo addestramento al solo fine di essere pronti a intervenire nel caso in cui si fosse realizzato tale temuto evento”.
“Per oltre trentacinque anni – prosegue – hanno svolto, in modo silenzioso e senza nulla chiedere, la delicata e rischiosissima funzione di fedeli custodi dei princìpi di libertà e di democrazia di tutti gli italiani, tutti noi compresi. Sul piano dei loro meriti, questi nostri concittadini sono senz’altro parificabili ai partigiani che hanno combattuto per la liberazione dell’Italia durante la Resistenza. Erano, indistintamente, animati dallo stesso spirito di combattere per la liberazione della Patria, principio che è alla base della nascita della nostra Repubblica”.
Il deputato di Forza Italia cita anche le parole che il padre, partigiano cattolico nelle fila della Brigata Garibaldi del monte Penna, nell’Aula della Camera dei deputati ha rivolto alla Presidente della Camera Nilde Iotti: “Per noi la Resistenza è stata eroica affermazione del diritto della persona alla vita e ad una vita libera”.
“Il possesso dei nobili valori di attaccamento alla Patria e allo Stato di questi nostri concittadini – evidenzia l’onorevole Luca Squeri – è «certificato» dalla lettera di congedo che ciascuno di loro ha ricevuto dal direttore dello specifico servizio militare che, per conto dello Stato maggiore della difesa, e quindi della Patria, gestiva la struttura militare speciale a cui appartenevano. Detta struttura militare è stata sciolta, per decisione governativa, il 27 novembre 1990, decisione che ha anche certificato la sua legale e regolare istituzione. Sul piano giudiziario, la corte di assise di Roma, successivamente, ne ha riconfermato la legittimità con la sentenza n. 17 del 3 luglio 2001”.
“Per questo motivo – conclude – ritengo che oggi sia nostro preciso dovere, cioè dovere di tutti noi che rappresentiamo il popolo italiano, approvare, con il consenso più vasto possibile, un provvedimento di riconoscimento dei loro meriti nell’avere fedelmente, silenziosamente, volontariamente e gratuitamente adempiuto, senza godere di alcuna gratificazione al di fuori di quella morale, al riservato ma ufficiale incarico di carattere militare di vegliare sulla conservazione dei diritti di libertà di pluralismo democratico di tutti gli italiani”.