(di Clara Salpietro) – “Esempio, dovere, onore e Patria” i pilastri che hanno contrassegnato per oltre 45 anni la vita militare del generale di corpo d’armata Giuseppe Valotto e che oggi lo stesso ha lasciato in eredità agli uomini e alle donne dell’Esercito tutti riuniti sotto un’unica bandiera: quella dello Stato Maggiore dell’Esercito.
Questa mattina, 6 dicembre, a Roma presso l’Ippodromo Militare “Generale Pietro Giannattasio”, il generale Valotto ha ceduto l’incarico di Capo di Stato Maggiore dell’Esercito al generale di corpo d’armata Claudio Graziano.
Una cerimonia carica di significato in quanto il generale Valotto non solo ha ceduto il comando di SME ma ha anche lasciato il servizio attivo dopo oltre 43 anni dalla nomina a Ufficiale dei Carristi ed una prestigiosa carriera che lo ha portato a ricoprire importanti incarichi presso lo Stato Maggiore dell’Esercito, lo Stato Maggiore della Difesa ed all’estero, in particolare, come Comandante della Brigata Multinazionale a Sarajevo, Vice Comandante del Corpo d’Armata di Reazione Rapida della Nato e Comandante delle Forze Nato in Kosovo dal 1 settembre 2005 al 1 settembre 2006. Dal 2008 al 2009 è stato il comandante del Comando Operativo di Vertice Interforze (Coi) e nel settembre 2009 è stato nominato Capo di Stato Maggiore dell’Esercito.
All’evento hanno preso parte il ministro della Difesa, ammiraglio Giampaolo Di Paola; il Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Biagio Abrate; autorità militari, civili e religiose, associazioni combattentistiche e d’arma e familiari.
Nel suo discorso di commiato il generale Valotto ha ricordato i “militari caduti e feriti nell’adempimento del dovere, testimonianza di fedeltà alla patria e patrimonio morale e spirituale da cui trarre esempio e sprone” ed ha rivolto un saluto anche ai loro familiari.
Dopo avere ricordato la sua formazione professionale, a partire dal 1966 anno in cui entrò in Accademia fino ai recenti incarichi di presidente del Centro Alti Studi Difesa, comandante del COI e comandante dell’unità militare appena lasciata, ha menzionato le operazioni che hanno visto l’Esercito protagonista: strade sicure, strade pulite, emergenza terremoto in Abruzzo e vertice del G8 a L’Aquila, oltre alle emergenze locali distribuite sul territorio nazionale e alle missioni internazionali.
È sulla carenza di risorse economiche che il generale Valotto si è soffermato maggiormente, evidenziando che questa “carenza” ha “interessato il benessere del mio personale, che ha ricevuto pochi benefici a fronte di un impegno che non ha mai lesinato efficienza, rapidità e soprattutto obbedienza e rigore”.
Un bicchiere quello della “Forza Armata Esercito” che il generale Giuseppe Valotto vede “bello pieno” per i risultati conseguiti e i traguardi raggiunti, assumendosi “in prima persona e serenamente” il carico delle importanti e pesanti responsabilità che comportava il cambiamento della Forza Armata oggi definita “migliore”.
“Se la leva ha reso grande il nostro esercito – ha detto il generale Valotto – il successivo passaggio al modello professionale e il modo con cui ha saputo rispondere alle nuove sfide e alle nuove minacce lo hanno reso una risorsa insostituibile per il nostro Paese”.
“È stato un biennio esaltante – ha detto infine –, facilitato dalla consapevolezza di poter contare su quegli uomini e donne in uniforme, che costituiscono la parte più sana del Paese. L’amico Claudio Graziano saprà cogliere i successi che merita, poiché avrà a disposizione un’istituzione coesa, vincente, imbattibile”.
Di “processo di revisione e riorganizzazione della Forza Armata per renderla più rispondente alle esigenze operative e allo stesso tempo ai vincoli finanziari” ha parlato il generale di corpo d’armata Claudio Graziano.
Nominato Ufficiale di fanteria (Alpini) nel 1974, il 10 febbraio 2010 aveva assunto l’incarico di Capo di Gabinetto del Ministro della Difesa, dopo una lunga carriera al Comando di Unità operative. In particolare, il generale Graziano nel 2005 è stato Comandante della Brigata Multinazionale Kabul in Afghanistan e nel 2007 è stato nominato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Comandante della Forza di Pace e Capo della Missione Unifil in Libano.
“L’Esercito ha già attraversato – ha proseguito – fasi di riorganizzazione: alcune per far fronte alle evoluzioni degli scenari, altre per superare momenti di sfavorevole congiuntura economica. Abbiamo sempre saputo superare con successo questi momenti. È la nostra forza: il mestiere delle armi insegna ad essere flessibili, a sapersi addestrare, a confrontarsi con imprevisti. E anche questa volta non saremo da meno”.
“Sono certo che questa riorganizzazione – ha aggiunto Graziano – costituirà un’opportunità irripetibile di razionalizzazione, che consentirà alla Forza Armata di snellirsi e divenire uno strumento militare più moderno e più efficace”.
Nel concludere il suo intervento, il generale Graziano ha detto: “ad ognuno degli uomini e delle donne della Forza Armata sarà rivolta la mia più scrupolosa attenzione, per esaltarne l’orgoglio di appartenenza, per assicurare loro gli strumenti più idonei all’assolvimento dei compiti assegnati e per migliorare la qualità della vita, attenuando quei disagi che la nostra professione comporta”.
Gli impegni internazionali e la presenza in tutto ciò dell’Italia con le sue Forze Armate sono i temi che il capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Biagio Abrate, ha toccato nel corso del suo intervento.
Il ministro della Difesa ha rivolto, “proprio ai militari dell’Esercito”, un messaggio “di saluto e di cambiamento”, ricordando anche le parole del presidente del Consiglio Mario Monti: “le Forze Armate sono il cuore pulsante di questo Paese”.
“Quello che rivolgo agli uomini e alle donne dell’Esercito – ha detto il ministro Di Paola – è un messaggio di riconoscenza per quanto fatto finora, ma anche un messaggio volto a far comprendere la necessità, odierna, di una improcrastinabile revisione dello strumento militare”.
Coerenza, secondo il ministro della Difesa, con i “nostri Alleati”, ma anche con le “risorse economiche”, “sfida da affrontare con coraggio, senza nostalgia per un passato che non è più e che non tornerà più”.
“Si richiede – ha concluso – una visione nuova del futuro per saper essere vincitori. Lo strumento militare di oggi non è più sostenibile e la sua revisione parte da un dimensionamento complessivo, andando ad incidere sulla struttura e sull’organizzazione, salvaguardando al meglio la componente operativa. È la stagione del cambiamento, di un cambiamento che dovrà essere serio, trasparente ed efficace”.