(di Clara Salpietro) – Al via l’anno accademico 2012/2013 della 64° Sessione ordinaria e 12° Sessione speciale dell’Istituto Alti Studi per la Difesa (IASD) e del 15° Corso superiore di Stato Maggiore Interforze (ISSMI). La cerimonia di apertura, alla presenza di autorità civili, religiose e militari, si è tenuta l’8 novembre a Roma, presso Palazzo Salviati, sede del Centro Alti Studi per la Difesa (Casd).
I lavori sono stati aperti dal presidente del Casd, generale di squadra aerea Orazio Stefano Panato, che ha ricordato come il CASD “è un organismo dello Stato Maggiore Difesa che ha una duplice missione: quella formativa e quella della ricerca nei temi della sicurezza. La missione formativa consiste in corsi post-universitari riconosciuti dall’ordinamento nazionale come master di 1° e di 2° livello e qui mi fa piacere ricordare e ringraziare i rappresentanti di due grandi istituzioni accademiche nazionali: la Sapienza e l’Università Roma Tre che hanno reso possibile l’istituzione dei Master. Così come ringrazio i docenti della Luiss e della Statale di Milano – che concorrono negli insegnamenti ampliando e arricchendo la gamma dell’offerta formativa che offriamo ai nostri frequentatori”.
“Frequentatori – ha aggiunto il generale Panato – costituiti da Ufficiali di grado medio e alto delle nostre Forze Armate e dei Corpi Armati, insieme a dirigenti della pubblica amministrazione. Giova sottolineare che un numero significativo di posti è assegnato a dirigenti delle varie altre realtà della società nazionale così come a Ufficiali stranieri. I frequentatori stranieri provengono da quei paesi che sono di interesse strategico per l’Italia. In tal modo il CASD concorre e supporta lo sforzo diplomatico di proiezione internazionale della nostra difesa”.
Nell’anno accademico in corso, i frequentatori IASD e ISSMI sono 252, tra i quali 52 provengono da 32 diversi Paesi. In aggiunta partecipano ai corsi anche 25 dirigenti di vario livello e professionisti pubblici e privati, provenienti da diversi ambiti della società civile. Il Casd svolge un ruolo di assoluto rilievo nel campo della “diplomazia militare”, strumento importante per creare le premesse di una solida stabilizzazione delle relazioni internazionali.
“La seconda missione del CASD – ha osservato il generale Panato – è della ricerca scientifica nel campo di tutte quelle materie che afferiscono alla sicurezza nazionale e internazionale. Questa missione viene espletata dal CEMISS, il Centro Militare per gli Studi Strategici, e si concretizza in studi specifici e in una parallela opera di collegamento con i centri omologhi del mondo. Gli studi vengono commissionati a studiosi esterni appartenenti al mondo accademico nazionale e al mondo dei think-tank. Un’attenzione particolare è dedicata anche ai giovani ricercatori in maniera che possano crescere e farsi conoscere nell’arena delicata e difficile degli studi di sicurezza”.
La crisi economica si è fatta sentire anche nello svolgimento dei corsi che si tengono al Casd, infatti il generale Panato ha affermato: “esigenze di contenimento della spesa hanno imposto di rivedere l’articolazione temporale del Corso IASD. I due mesi iniziali di corso sono stati configurati come insegnamento a distanza per risparmiare sui costi di missione a Roma di quanti risiedono fuori Roma. Auspico – ha concluso – che il superamento della attuale congiuntura economica consenta di rivedere questa misura, considerata, soprattutto, la grande apertura internazionale dei corsi tenuti qui al CASD”.
A dichiarare ufficialmente aperto l’anno accademico del Centro Alti Studi per la Difesa è stato il capo di stato maggiore della Difesa, generale Biagio Abrate, che nel suo intervento ha evidenziato come “il Centro Alti Studi è l’ambiente ideale in cui far “maturare” la nostra futura classe dirigente, attraverso un percorso formativo e informativo strutturato per incrementare conoscenze, acquisire competenze e scambiarsi esperienze professionali, in un contesto particolarmente stimolante”.
Rivolgendosi ai frequentatori, il generale Abrate ha detto: “la mia esperienza mi porta ad affermare che la conoscenza reciproca, quando non anche l’amicizia, sono fattori determinanti per superare ostacoli apparentemente insormontabili e per risolvere problemi apparentemente insolubili, in occasione di attività interforze o congiunte e di collaborazione con altri Paesi: sia nella predisposizione e stipula di Accordi di rilevanza strategica, sia nelle attività di collaborazione tra Stati Maggiori, sia nelle missioni internazionali”.
“Entrare a far parte del gruppo IASD e ISSMI – ha proseguito – vi potrà consentire, in futuro, di lavorare con maggiore apertura e serenità, sapendo che, dall’altra parte del telefono, o dietro la firma in un “Appunto”, non c’è un collega qualsiasi, ma un “amico”, con cui confrontarsi lealmente, con cui discutere e con cui trovare, insieme, la migliore soluzione possibile, nell’interesse delle rispettive organizzazioni. Sono certo – ha concluso – che saprete cogliere e approfittare di questa occasione di crescita e di conoscenza reciproca, unica e irripetibile, che, in prospettiva, gioverà oltre che a voi stessi, a tutti noi e soprattutto ai nostri Paesi”.
“Globalizzazione e conoscenza” è stato il titolo della Lectio Magistralis che ha tenuto il Rettore dell’Università Roma Tre, Guido Fabiani, che all’inizio del suo intervento ha rivolto il pensiero “all’ultima vittima, il giovane alpino Tiziano Chierotti”.
“La Globalizzazione e la Conoscenza – ha sostenuto il Rettore – segnano profondamente i caratteri della società contemporanea e costituiscono lo scenario di riferimento al cui interno si colloca il lavoro che anche voi siete chiamati a svolgere a livello nazionale e internazionale, per il mantenimento della sicurezza comune e della pace, dotandovi del più qualificato bagaglio di conoscenze”.
“Due sono gli assi strategici – ha osservato il Rettore – sui quali lavorare. Il primo, fondamentale, riguarda l’impegno ad affermare “il senso del bene comune e dell’interesse generale” a una dimensione non solo nazionale. Il secondo asse è l’attenzione da dare all’importanza strategica della cultura, della scienza e della tecnologia nel mondo globalizzato. E qui va sottolineato: i luoghi centrali della produzione e della trasmissione della conoscenza sono le Università. L’Italia è il paese che con la Francia, ha dato al mondo le Università. Un primato, un patrimonio, che non si può disperdere. L’Università è il luogo per eccellenza deputato a far evolvere il processo della conoscenza. È lo snodo principale attraverso il quale passano e si dipartono i sentieri del sapere accumulato e di quello in formazione. Rappresentano la sede unitaria (il termine Universitas dice appunto questo) in cui convivono le scienze esatte e quelle umanistiche, dalla cui interazione si costruiscono le basi di una conoscenza compiuta, libera, non settorialistica, che non deve essere finalizzata a interessi specifici”.
“Il sistema universitario di ogni paese si confronta, oggi, con i problemi nuovi – ha proseguito – della Società Globale della Conoscenza e con gli sviluppi senza precedenti della scienza. Qui si sono ormai raggiunti livelli che segneranno i modi di vita, l’organizzazione sociale e civile delle future generazioni. Le Università sono chiamate a un compito essenziale: la ricerca di un punto di equilibrio tra l’espansione eccezionale delle conoscenze e la possibilità di renderle assimilabili e rispondenti alle esigenze che provengono dal mondo esterno, senza mettere a rischio l’unitarietà della cultura e il legame che il sapere deve mantenere con l’evoluzione attuale dei principi fondamentali di etica, cittadinanza e democrazia. Mai come oggi il processo di produzione di conoscenza necessita di una attenta e consapevole innovazione anche negli strumenti e nelle forme di diffusione della stessa”.
“Tutto ciò, richiama – ha aggiunto – l’azione di radicale trasformazione che le Forze Armate del Paese hanno da tempo messo in atto, una “visione che rifiuta ogni pericoloso ripiegamento su ristretti, anacronistici orizzonti e approcci nazionali” impegnandosi nelle missioni internazionali, nella consapevolezza che “lo strumento militare non può dare l’insieme delle risposte necessarie” e operando “uno sforzo concreto e conseguente per concorrere alla crescita economica e al riscatto sociale cui legittimamente aspirano i popoli” nelle stesse aree di crisi in cui esse operano con le organizzazioni internazionali. La rielaborazione del concetto di sicurezza cui avete intensamente e intelligentemente lavorato implica approcci flessibili che comprendono, oltre il ricorso a mezzi militari o civili, iniziative politico-diplomatiche, misure di promozione dello sviluppo economico e sociale, il sostegno alla costruzione delle istituzioni, al fine di creare le condizioni necessarie di crescita della democrazia e di affermazione dei diritti. Di qui il senso e la carica innovativa e civile – ha concluso il Rettore Fabiani – delle iniziative legate alla collaborazione tra l’Istituzione delle Forze Armate e l’Istituzione Università, con l’attivazione di corsi di approfondimento, di specializzazione, di master, finanche con ricerche comuni. Tutte bellissime esperienze”.
A concludere i lavori è stato il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, per il quale è necessario “insistere e riflettere sulle tematiche della globalizzazione e della conoscenza”. Inoltre il ministro Di Paola ha sottolineato “l’ineludibile esigenza di disporre di uno strumento militare moderno, proiettabile, sostenibile e pienamente interoperabile con gli alleati, capace di contribuire efficacemente alla realizzazione di un’Europa della Difesa”.
L’evoluzione del peacekeeping. Il ruolo dell’Italia: workshop al CASD a Roma
aprile 20, 2016