(di Giorgio Mistretta) – Negli ultimi anni, accanto alle note ed importanti istituzioni museali isolane, si è assistito al proliferare di piccoli contenitori culturali, spesso basati su mostre monotematiche legate al territorio. Si tratta, in genere, di raccoglitori etno-antropologici, che raccontano di arti e mestieri, di produzioni minerarie e preindustriali e, persino, di peculiari e rimpianti eventi sportivi.
Nessuno, però, aveva mai pensato di salvaguardare la civiltà del ferroviere in Sicilia, con tutto il patrimonio storico e tecnologico, di procedure e di regolamenti, di mentalità ed usi, che dalla seconda parte del XIX si è diffuso nell’isola.
Dal 2008, invece, esiste un luogo dell’entroterra isolano, che utilizzando come contenitore una delle più vecchie e, tuttora, importanti stazioni ferroviarie, racconta e salvaguardia quel complesso ed affascinante mondo, che corre sui binari.
La stazione di Roccapalumba – Alia, infatti, è stata, dal 7 luglio 1870, scalo di transito della prima strada ferrata isolana, la Palermo – Porto Empedocle, per poi divenire, dal 5 giugno 1881, nodo di diramazione della cosiddetta variante di Vallelunga, e, attualmente, con le dismesse vestigia della trazione a vapore (rimessa delle locomotive, piattaforma girevole, colonne idrauliche, carbonaia, dormitorio della trazione, torri piezometriche…) e i tipici fabbricati per il corrente esercizio ferroviario, un parco di Archeologia Industriale a cielo aperto.
Il toponimo della stazione, peraltro, è foriero di ricordi per tutti coloro che sono stati attivi protagonisti dell’epopea del vapore, in cui uomo e locomotiva erano legati da un rapporto, quasi, simbiotico, ricco di gesta, fatiche ed aneddoti. Basti solo ricordare, che nella rimessa delle locomotive, nel suo genere ultimo esempio di opera d’arte ferroviaria originale esistente nell’isola, erano accudite le vaporiere necessarie per il traino e il rinforzo dei convogli che, in doppia o in tripla trazione, percorrevano le rampe che dalla stazione di Montemaggiore – Belsito conducono proprio a Roccapalumba e da questa a Lercara Bassa, lato Agrigento, ed alla galleria di Magazzinazzo, lato Catania.
Se a tutti questi elementi si associa la voglia dell’Associazione Ali Ferrate di recuperare e salvaguardare lo stretto connubio tra territorio e ferrovia, con l’evolversi del primo attraverso la funzionalità della seconda, diventa immediato comprendere la nascita del progetto MAIF, acronimo di Museo di Archeologia Industriale Ferroviario, e l’inserimento delle sue finalità nella velocizzazione della Palermo – Agrigento. In base a questi programmi, in particolare, la stazione di Roccapalumba – Alia è destinata a divenire nodo intermodale, portale territoriale dei comprensorio dei Comuni dell’Alta Valle del Torto, museo e centro studi sulla civiltà del ferroviere in Sicilia.
Forti ritardi nei lavori hanno sinora impedito la realizzazione di quanto concordato nelle varie riunioni di servizio. Tuttavia, dal 17 ottobre 2008, nelle due stanze del Fabbricato Viaggiatori dell’ex titolare di stazione di Roccapalumba, è stata allestita la prima sezione del Museo, sulla civiltà del ferroviere in Sicilia, con una raccolta di cimeli che racconta una storia e un mondo sconosciuto, ma affascinante. Le lampade a carburo di calcio o a petrolio, sostituite con quelle ad accumulatori, infatti, sintetizzano l’evoluzione nei sistemi di illuminazione adottati per il servizio ferroviario. Le fotografie, i libri tecnici, le raccolte dei bollettini ferroviari e le litografie originali dei profili plano-altimetri delle linee ferroviarie afferenti al nodo di Roccapalumba, invece, mostrano l’evoluzione delle procedure, dei regolamenti e delle costruzioni e delle opere di ingegneria ferroviaria del XIX e XX secolo.
Si rimane, inoltre, meravigliati di fronte alle dimensioni dei cosiddetti ferri a caldo utilizzate sulle locomotiva a vapore, al fascino di antico trasmesso dalle pale per il carbone, dal bugliolo, dagli oliatori, dai diversi “bumboli” in metallo, dall’ingegnosità umana sintetizzata dai modelli funzionanti sulla distribuzione del vapore nel gruppo motore delle vaporiere e dalla riproduzione del carro italiano o Zara.
Infine, i diversi tipi di chiavi, i ramponi per il pietrisco, l’avvistatore acustico a pedale, la massiccia “cagna” e la sua pesante chiave di manovra, i calibri per lo scartamento ordinario e ridotto ed altro ancora, danno l’idea delle fatica del lavoro degli operi del servizio manutenzione e delle soluzioni per renderlo meno gravoso. Per inciso, nel museo si custodisce la raccolta completa dei calibri della scartamento ridotto, con uno calibro molto particolare, uno dei pochi esistenti nella penisola, perché utilizzato nei tratti a cremagliera delle ferrovie siciliane.
Ovviamente, esistono altri cimeli, ed ognuno racconterebbe la propria storia attraverso la sua funzione, come la cassaforte della Ferrovia Sicula Occidentale, che con il suo spessore rende l’idea del tempo trascorso e della tecnologia industriale ad essa correlata.
Le due stanze, e in seguito le altre che si aggiungeranno per esporre la grande quantità di materiale ferroviario recuperato, non vogliono essere un muto album di ricordi, ma un dinamico contenitore di storia e di cultura, di passato e di presente, per ricordare come l’ingegno umano ha sempre sviluppato soluzioni per il futuro.
L’Amministrazione Comunale di Roccapalumba, grazie all’opera dell’Associazione Ali Ferrate, proprietaria dei cimeli, si trova a disporre di un patrimonio unico nel suo genere e di valore per sua valenza storica e culturale. Purtroppo, notizie dell’ultimo periodo, parlano della volontà di chiudere questo album, e di cancellarne la memoria, come di disimpegnarsi dalla salvaguardia della stazione ferroviaria e del patrimonio di archeologia industriale in esso presente.
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novembre 16, 2011