(di Gianpaolo Ceprini) – Il 12 settembre scorsoil presidente della Corte di Karlsruhe, Andreas Vosskuhle, ha letto il tanto atteso parere degli otto membri della Bundesverfassungsgericht che è giunto, seppur sofferto, a favore dell’European Stability Mechanism (fondo salva Stati europeo) e del Fiscal compat, l’accordo che prevede un’unione più stretta nell’eurozona dal punto di vista fiscale.
Alcuni giorni prima, il Presidente della BCE Draghi, dopo aver superato la linea Maginot alzata dalla Bundesbank contro il piano antispread, con lo strumento degli OMT aveva fatto decollare il fondo salva stati. La risposta di Karlsruhe, cosí preceduta non poteva essere negativa anche in considerazione del discreto negoziato che lo stesso Draghi aveva effettuato con la Cancelliera Merkel.
La Corte Costituzionale ha dunque detto si, ponendo nel contempo determinate condizioni: che la Germania contribuirà al fondo con un ammontare di 190 miliardi (somma identica alla quota di capitale dell’Esm sottoscritta dalla Germania, pari al 27,1464% del totale ed a 1.900.248 azioni) e che ogni eventuale ulteriore richiesta di aumento del suo plafond dovrà essere sottoposta al parere (favorevole) del Parlamento. Sia il Bundestag che il Bundestrat (Parlamento federale e Consiglio federale) dovranno essere informati e messi nelle condizioni di decidere.
Proprio su questo punto, infatti, si incentrava l’impugnazione della legge di ratifica approvata dal Parlamento il 22 maggio 2010 (con la quale si prevedeva che oltre ai 120 miliardi di dotazione del fondo ogni ulteriore incremento sarebbe stato possibile con la semplice approvazione della Commissione bilancio) davanti all’Alta Corte da parte di un gruppo di cittadini (37.000 gruppo guidato dal giurista euroscettico Markus Kerber) che ritenevano il Fondo salva stati incompatibile con la sovranità del Bundestag stabilita dall’art. 38 della costituzione tedesca. Impugnazione che anche altri Stati hanno presentato, vedi ad esempio il ricorso depositato presso la Corte europea di Giustizia di Lussemburgo dal deputato irlandese Thomas Pringle sulla compatibilità dell’Esm con i trattati europei. Decisione quest’ultima che Karlsruhe avrebbe atteso con piacere , ma gli eventi l’hanno costretta altrimenti.
Tuttavia, sarà nella sentenza di merito dove l’Alta Corte chiarirà se le misure stabilite dalla BCE per l’acquisto dei bond violano la delega della legge di adesione con la quale la Germania partecipa ai trattati europei.
D’altra parte, già in passato la Corte Costituzionale tedesca con due distinte sentenze, quella sul trattato di Maastricht e quella sul Trattato di Lisbona, si era espressa sul punto, nella prima, affermando che l’Unione ha una natura intergovernativa dove è lo Stato e non il popolo europeo a gestire il Trattato, mentre, nella seconda, che il Parlamento europeo differentemente dai Parlamenti nazionali non rappresenta con sufficiente efficacia e democraticità i cittadini dei propri Stati mantenendo, inoltre, una posizione di subordine al Consiglio europeo i cui criteri di votazione (decisioni all’unanimità) sono assunti da rappresentanti che non rappresentano equamente le rispettive volontà popolari.
Inoltre, la risposta di Karlsruhe, con ineccepibile coerenza ribadisce quanto ha già espresso in occasione della legge di ratifica del Fondo di stabilità finanziaria (Euro-Stabilisierungmechanismus-Gesetzt) non ritenendola incostituzionale laddove non pregiudica le competenze esclusive del Bundestag in materia di bilancio.
Ma la portata della decisione di allora, e presumibilmente in quella di merito che i giudici costituzionali tedeschi emaneranno, va letta come un chiaro avvertimento a tutti gli “europeisti” che a tuttoggi non affrontano con la dovuta consapevolezza il processo di integrazione giunto alla boa decisiva del futuro europeo affrontando la questione della sovranità degli Stati membri. Processo sin qui affrontato male e senza le dovute garanzie per una adeguata democratizzazione degli ordinamenti nazionali. Rebus sic stanti bus, per i tedeschi affermare il principio dell’Europafreundlichkeit, non significa quindi dover rinunciare alla propria sovranità . Perché si realizzi lo Stato federato europeo, l’Unione si deve dotare di una nuova costituzione e nuove istituzioni democratiche e sovrane coinvolgendo i cittadini ad esprimersi, non sarà infatti sulla base di Trattati che potranno essere superati i nodi giuridici che ancora minano il futuro e l’esistenza stessa dell’Unione europea.
Con queste chiare e condivisibili premesse, la politica monetaria europea rimane comunque uno dei nodi più importanti sul quale si concentra l’attenzione e l’azione, seppure a diverso titolo, di ogni singolo governo. Contro le turbolenze che da più parti sono state alimentate per favorire ondate speculative o politiche settoriali volte a tutelare i propri paesi nelle rispettive politiche di mercato, spesso in danno ai più deboli , l’Unione ha cercato di dotarsi di specifici accordi con l’avvio di regole tese a supportare le asimmetrie finanziarie e congiunturali esistenti nei Paesi dell’Unione. Ma proprio tali asimmetrie, mentre hanno dimostrato l’insufficienza degli strumenti adottati , hanno generato cordate forti contro le quali ha dovuto fare i conti la stessa BCE per disinnescare nuove ondate speculative.
Comunque, dopo il “via libera” della Corte Costituzionale tedesca nella giornata odierna si tiene la prima riunione operativa dell’Eurogruppo per rendere operante l’ESM in concomitanza con la già programmata riunione dei ministri delle Finanze dell’Eurozona.
Come noto, infatti, il fondo salva Stati riunisce, per i meno esperti, tre accordi l’EFSM (l’European Financial Stabilization Mechanism), l’EFSF (l’European Financial Stability Facility) e l’ESM (l’European Stability Mechanism) (1). I primi due sono nati nel maggio del 2010 per reagire al contagio dei default che si approssimavano per alcuni Paesi (Grecia, Irlanda e Portogallo) mentre l’ESM è operativo dalla primavera del 2012. Tutti questi accordi sono stati concepiti per finanziare attraverso prestiti i paesi dell’area Euro in difficoltà.
Ma quali sono i numeri reali dell’European Financial Stability Facility (EFSF)?
Il fondo ha a disposizione 726 miliardi di euro sotto forma di garanzie date dai vari stati membri dell’Unione.
(Valori in miliardi di euro)
Germany | 211,046 |
France | 158,488 |
Italy | 139,268 |
Spain | 92,544 |
Netherlands | 44,446 |
Belgium | 27,032 |
Austria | 21,639 |
Finland | 13,974 |
Slovakia | 7,728 |
Slovenia | 3,664 |
Estonia | 1,995 |
Luxembourg | 1,947 |
Cyprus | 1,526 |
Malta | 0,724 |
Greece |
Fino ad oggi il fondo ha finanziato:
Already disbursed Pending disbursement Total committed
Ireland 12,00 5,70 17,70
Portugal 17,40 8,60 26,00
Greece 73,90 70,70 144,60
Queste poche ma significative cifre la dicono lunga anche sui sacrifici fatti dal popolo italiano in questi due anni dove avremmo potuto benissimo pensare meno all’Europa e più alla ripresa interna.
Tuttavia, grazie all’impegno del presidente Mario Draghi, l’Unione Monetaria europea ha ottenuto un vero strumento per il suo salvataggio. Tale è , infatti, l’OMT (out right market transaction) o “compravendite dirette di mercato”, con le quali la BCE potrà acquistare titoli del debito pubblico a scadenza fino a tre anni sul mercato secondario.
Uno strumento che principalmente ha lo scopo di disinnescare spread fuori controllo che possono solo “condizionare” seriamente le politiche monetarie dei paesi facendo impazzire i costi e le probabilità di default.
La soluzione Draghi è quindi un grosso passo avanti non solo per combattere quelle cordate minacciose secondo le quali i titoli pubblici dovevano essere considerati alla pari dei titoli privati soggetti alle regole del mercato, ma per garantire la funzionalità dei mercati interbancari e della stessa politica monetaria.
Questo ci dice chiaramente che l’Unione Monetaria europea ha ancora molta strada da percorrere, basti pensare all’armonizzazione dei tassi di inflazione e delle singole politiche monetarie nazionali.
E non è certo la politica tedesca, attualmente impegnata a conquistare quote di mercato in Asia, che vuole ergersi a paladina di questi interessi o dell’unione, laddove la battaglia sulla sovranità, seppur giusta sul piano giuridico, finisce in pratica per tutelare altri fini.
Allo stato attuale non è quindi biasimevole la politica della Cancelliera Merkel laddove in assenza di adeguate proposte da parte delle Istituzioni europee, si pretenderebbe che essa rinunci alla sua politica monetaria che al momento non vuole subire alcuna ingerenza delle banche centrali che potrebbero in qualche modo condizionare quel monetarismo che poggia su flessibilità dei prezzi e dei salari. Qualora lo facesse, infatti, la sua posizione trainante all’interno dell’Europa gli interromperebbe questo ciclo congiunturale favorevole. Si pensi, al riguardo, che in assenza della possibilità di una svalutazione competitiva della propria moneta da parte dei Paesi deboli, quel forte gap competitivo venutosi a creare a favore della Germania, grazie al quale è riuscita ad accumulare surplus di bilancio contro deficit complementari, invertirebbe la rotta entrando nel vortice recessivo in atto per gli altri.
Legati al patto di stabilità ai Paesi deboli come l’Italia, Spagna e Grecia per ritornare competitivi sui mercati non rimarrebbe che avviare una forte politica di regressione salariale cosa impensabile se non a scapito di una rivoluzione sociale.
(1) L’EFSM è molto più piccolo (60 miliardi contro 440 dell’EFSF), è amministrato autonomamente dalla Commissione Europea e i titoli emessi sono garantiti solo dal bilancio dell’Unione Europea (che è molto piccolo). L’EFSM ha processi decisionali immediati e diretti, ma anche un piccola dimensione che lo rende quasi irrilevante. L’EFSF si finanzia emettendo titoli garantiti pro-quota da tutti i singoli stati: dietro ci sono cioè i bilanci di tutti gli stati dell’Eurozona. è quindi uno strumento intergovernativo, soggetto alla decisione unanime di tutti gli stati membri. E’ molto più grande, ma anche molto poco maneggevole.
L’EFSF è diventato negli ultimi due anni il principale strumento di “salvataggio” dei paesi in difficoltà, ma la sua attivazione e “dotazione” finanziaria sono state oggetto di estenuanti trattative, per la sistematica opposizone della Germania a procedure di salvataggio da essa considerate “troppo generose”.
Inizialmente la sua capacità erogativa è stata limitata ai 250 miliardi di euro necessari per salvare la sola Grecia e la speculazione ha risposto attaccando il Portogallo. Lo stesso copione si è ripetuto nel 2011, quando la Germania ha acconsentito ad aumentare la capacità dell’EFSF a 440 miliardi. Tuttavia, per garantire che paesi come l’Italia e la Spagna fossero immuni da contagio, ce ne sarebbero voluti almeno 2500. Anche in questa occasione, la speculazione ha concluso che l’Europa non aveva intenzione di garantire Italia e Spagna e nell’estate del 2011 li ha attaccati..
L’EFSF finanzia i propri prestiti emettendo titoli sul mercato. Questi titoli sono garantiti dai singoli governi, ma non godono di nessuna priorità di rimborso in caso di insolvenza del paese finanziato. Per le regole contabili vigenti in Europa i governi devono contabilizzare come parte del loro debito pubblico la quota del fondo salva-stati che garantiscono. Ogni volta che per salvare altri paesi europei si aumenta la dotazione del fondo, gli stessi paesi europei aumentano il loro debito pubblico e mettono a rischio se stessi. Questo spiega la resistenza della Germania
L’ESM è una vera e propria istituzione permanente abilitata ad intervenire a salvaguardia della stabilità finanziaria dell’Eurozona. È regolato da leggi internazionali (come ad esempio il FMI) e, a partire dal 2013, è destinato a sostituire i predecessori EFSM e EFSF, ai quali si affianca per un anno a partire dal prossimo luglio. Il nuovo fondo “salva-stati” con ogni probabilità diventerà infatti operativo nel luglio 2012 e il suo primo test -il salvataggio delle banche spagnole- è già in corso. Per quanto riguarda la sua governance, l’ESM avrà un proprio Consiglio di amministrazione composto dai Ministri delle Finanze degli Stati membri, il quale su alcune questioni potrà decidere a maggioranza qualificata, anziché all’unanimità.
Diversamente dall’EFSF, gli stati non offriranno al nuovo organismo garanzie sulle sue emissioni obbligazionarie, ma ne saranno veri e propri azionisti. Con questo capitale (inizialmente di 700 miliardi), l’ESM potrà indebitarsi emettendo titoli per poi dare assistenza finanziaria agli Stati in difficoltà. I titoli emessi dall’ESM avranno inoltre priorità di rimborso sui titoli di debito nazionali degli stati finanziati: ne deriva che i titoli di questo nuovo fondo “salva-stati” saranno meno rischiosi di per sé e non perché coperti da garanzia altrui. Per questo, le emissioni dell’ESM non comportano alcun parallelo aumento dei debiti pubblici dei paesi azionisti.