(di Roberto Falaschi) – Si apprende dai mass media che a Ferguson (Missouri – USA) un poliziotto ha ucciso un afroamericano sparandogli e ciò abbia scatenato moti popolari da parte di quel gruppo etnico ancora prima conoscere le ragioni della sparatoria. Sempre secondo i mass media il poliziotto avrebbe freddato un cittadino disarmato che con le braccia alzate gridava non sparare. Pur non conoscendo i fatti la cosa appare poco credibile, cerchiamo quindi di esaminare ciò che si può sapere, ma prima teniamo presente quali sono le usuali procedure dei vari dipartimenti di polizia degli Stati Uniti a seguito dell’uso della forza letale.
Ogni poliziotto sa che quando estrae la pistola e fa fuoco il suo comportamento verrà attentamente vagliato da una commissione interna del dipartimento di polizia al quale appartiene, indipendentemente da quanto svolge la magistratura. Scopo dell’inchiesta interna è appurare se l’uso della forza letale sia stato o meno legittimo. In questo secondo caso il dipartimento non prenderà le difese del poliziotto che quindi dovrà incorrere in tutte le spese legali non solo del procedimento penale, ma altresì di quelle del procedimento civile e del risarcimento che verrà eventualmente stabilito dal tribunale.
Il dipartimento sospenderà senza soldo dal servizio il colpevole, che potrebbe anche essere espulso dal corpo di polizia. Ne consegue che difficilmente un poliziotto estrarrà l’arma per sparare ad una persona senza aver prima avuto un serio motivo di temere per la propria o altrui incolumità. Ciò tenendo presente della facilità con la quale i poliziotti vengono fisicamente e violentemente aggrediti negli Stati Uniti, ciò che li rende particolarmente nervosi in caso di confrontazioni.
Stante quanto precede appare assai improbabile che il poliziotto abbia senza un motivo, per ora ignoto, sparato ad un cittadino senza che prima non vi sia stato un comportamento di quest’ultimo ad avere provocato l’azione. Magari azione eccessiva, ma pur sempre preceduta da un comportamento preoccupante. Apparentemente non vi è alcun filmato degli avvenimenti precedenti e durante la sparatoria, ma solo un filmato con un corpo steso a terra.
Dall’autopsia svolta da un patologo ingaggiato dalla famiglia del giovane deceduto si apprende che questo è stato colpito da sei colpi: due alla testa e quattro al braccio destro, tutti sparati da fronte. Poiché nelle sparatorie si forma la cosiddetta visione a tunnel focalizzata sul punto di pericolo, la circostanza che quattro dei sei colpi siano sul braccio destro, quello che maggiormente avrebbe rappresentato pericolo se armato, lascia supporre che lo sparatore abbia temuto per la propria incolumità da un pericolo proveniente da quell’arto.
Per quanto riguarda i due colpi sparati alla testa ciò è parte dell’addestramento volto a colpire l’opponente in una parte del corpo di immediata inabilitazione. I sei colpi possono essere stati sparati in un lasso di tempo non superiore a tre secondi trattandosi di persona addestrata. Considerando che le cartucce avevano proiettili a variazione di calibro (espansivi), come in dotazione a tutti i dipartimenti di polizia, e che il calibro dell’arma usata non era inferiore a 9mm. (9X19 – 9 Parabellum), ma più probabilmente 10mm. (.40 S&W) o .45A.C.P., appare possibile che il cittadino, seppur colpito ripetutamente al braccio abbia continuato ad avanzare verso il poliziotto. Ciò lascia supporre che quest’ultimo fosse lanciato in corsa e/o sotto l’effetto di eccitanti, come spesso avviene in questi casi negli U.S.A. dove l’uso di sostanze stupefacenti da parte di aggressori di poliziotti è assai frequente.
Quanto precede non è per giustificare l’azione del poliziotto, sulla quale non è possibile pronunciarsi per mancanza di elementi validi, ma per evidenziare quanto sia complesso stabilire quanto sia avvenuto in una circostanza come quella in questione e come giungere a conclusioni affrettate possa causare conseguenze gravi, come precisamente a Ferguson, specialmente in uno stato dove le tensioni razziali attendono solo una piccola scintilla per scatenarsi, soprattutto d’estate, come avvenuto in altre circostanze.
Sparatorie dalle cause sul momento dubbie effettuate da poliziotti ve ne sono spesso, ma non suscitano disordini e moti popolari altro che con le comunità di afroamericani e ciò ben dimostra come per questo terzo gruppo etnico (primo gruppo sono i caucasici e secondo i latini, per usare un linguaggio locale) vi sia una scarsa assimilazione nel contesto sociale statunitense. Non entrerò in questo argomento, ma mi interessava mettere in evidenza come la situazione razziale sia un fattore scottante relativamente agli afroamericani e come le eventuali responsabilità del poliziotto siano tutte da definire.
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