Copertine di riviste patinate con messaggi inequivocabili che si rifanno alla bellezza, alla perfezione fisica, alla ricerca del benessere forzato attraverso sacrifici che possono sfociare in reali pericoli per la salute del paziente.
“Diete fai da te, consigli sommari e superficiali, il passa parola in palestra o al bar, purtroppo l’introduzione nelle diete – sottolinea Oliviero Rossi , allergologo Consigliere della SIAIC – di nuovi alimenti e il ricorso alle trasformazioni industriali delle fonti alimentari, possono provocare seri danni alla nostra salute. E poi il maggiore utilizzo degli additivi alimentari, e l’incremento a consumare pasti fuori casa, sebbene la crisi morda alle caviglie gli italiani, sono ulteriori cause ad un malessere allarmante”.
Sono oltre 650 tra specialisti, operatori del settore medico farmaceutico giunti a Verona per il III Congresso dell’IFIACI, la federazione che racchiude le tre Società Medico Scientifiche nazionali: la Siaìc (Allergologi e Immunologi Clinici), l’AAITO (Allergologi Territoriali e ospedalieri) e la SIICA (dedicata più alla ricerca).
E’ questo l’appuntamento più atteso e rilevante dell’anno in materia di allergologia e immunologia clinica. Una specialità troppo spesso ancora non conosciuta a fondo e che merita l’attenzione dovuta a causa del proliferare delle allergie nella popolazione mondiale, stimate tra il 15 e il 20%, (1 su 5 in pratica), e delle mutazioni allo studio di alcuni tra i migliori ricercatori presenti in questa tre giorni sino a sabato 5 maggio. Le allergie alimentari colpiscono un 5-7 % della popolazione sin dall’età infantile.
La prevenzione è nei nostri comportamenti e nell’identificazione e la conseguente eliminazione dalla nostra dieta, di quegli alimenti responsabili delle allergie, attraverso l’utilizzo di metodiche diagnostiche standardizzate. Si pensi solamente ai solfiti, contenuti non solo come comunemente si pensa nei vini soprattutto bianchi, nella birra, nei succhi e sciroppi di frutta, ma anche nelle patate, frutta secca e candita, funghi secchi, gamberi e crostacei e baccalà, e alle complicanze respiratorie date da intolleranze che sfociano in asma bronchiale.
“Sembra che tutto dipenda da quello che mangiamo – prosegue Oliviero Rossi – e in parte può essere vero ma per quello che riguarda la realtà delle allergie e delle famose intolleranze alimentari sicuramente dobbiamo fare dei distinguo perché la percezione da parte del pubblico e dei pazienti di avere una qualche forma di allergia o di intolleranza alimentare è molto alta, si parla addirittura del 30%. Se andiamo alla realtà, l’allergia alimentare vera colpisce il 4-5% della popolazione globale, le intolleranze vere sono quelle al glutine, al lattosio, al nichel che si trova anche negli alimenti: molto spesso questo tipo di pubblicità porta a degli approcci diagnostici non corretti e questo va denunciato perché molti pazienti si rivolgono alla medicina alternativa per fare dei test che non sono assolutamente affidabili da un punto di vista scientifico”.
“Occorre rivolgersi innanzitutto – osserva Oliviero Rossi – agli specialisti che seguano un iter diagnostico standardizzato e scientifico, e una volta individuato realmente i fattori responsabili dei sintomi occorre attuare delle diete mirate, compatibilmente con le caratteristiche del paziente. Non dimentichiamoci che al centro di tutto è sempre il paziente. E poi anche nel campo allergologico farebbe sicuramente bene un’alimentazione che rivaluti gli alimenti di una volta scevri da produrre fenomeni anche immunologici particolari che aggravano o favorivano le allergie e a maggior ragione le intolleranze. Anche nel vino che si beveva non c’erano tracce di solfiti, oggi ne sono pieni tutti i vini”.
“Il ruolo dei probiotici – conclude Rossi – nella prevenzione delle malattie allergiche soprattutto quando somministrati in gravidanza, e al neonato nei primi 6 mesi di vita, può ricoprire un ruolo preventivo e permette un miglioramento delle condizioni generali e all’esposizione agli allergeni alimentari, evitando la comparsa di dermatite atopica ed asma. E’ necessario un approccio integrato”.
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