(di Clara Salpietro) – Nato a Roma e specializzato in finanza di impresa, sposato e padre di tre figlie, l’onorevole Aldo Di Biagio ci parla degli italiani all’estero e del loro rapporto con i parlamentari eletti oltre confine.
Di Biagio, deputato uscente, è candidato al Senato nella ripartizione estera Europa con la lista Con Monti per l’Italia.
On. Di Biagio il deputato eletto all’estero come può essere presente in un territorio così vasto, per recepire le istanze degli elettori?
Questa è una domanda che in molti si pongono, perché spesso le distanze chilometriche che caratterizzano ripartizioni così vaste sembrano mal conciliare con una comunicazione diretta ed un buon rapporto input-feedback tra eletto ed elettore. Ma è molto più dinamico di quanto ci si immagini perché se l’eletto è realmente impegnato nell’attività parlamentare ha davvero poco tempo per girare per l’Europa o per l’Australia. Ma un buon sistema di comunicazione digitale, di monitoraggio delle attività parlamentari e soprattutto l’assiduità nel rispondere alle mail e alle comunicazioni in genere, rappresentano sicuramente il modo più corretto e auspicato di recepire le istanze. Certamente questo modus operandi appartiene a pochi. Non ha senso essere sempre sul territorio se poi si “latita” in aula o in commissione.
Che cosa pensa di fare per gli italiani all’estero?
Esistono molti fronti aperti: parlare di italiani all’esteri significa gettare lo sguardo su un mondo fatto di emozioni, professionalità e futuro e quindi anche su problemi, successi e ingiustizie. Pertanto intendo in primis rinnovare l’idea che gli italiani in Patria hanno dei connazionali oltre confine, sia quelli di vecchia emigrazione che quelli più giovani sicuramente animati da istanze ben differenti. In secondo luogo, avviare una rettifica della normativa vigente su questioni di forte pregnanza sociale, come l’applicazione corretta dell’Imu alle abitazioni di proprietà dei connazionali residenti all’estero. Tale materia è stata oggetto di svariati interventi parlamentari che purtroppo sono stati in parte boicottati da alcuni gruppi politici. Poi ho intenzione di avviare un confronto tra Inps, Mae e Ministero del Lavoro per risolvere le principali criticità che afferiscono al comparto dei pensionati oltre confine. Altrettanto urgente sarà riprendere il discorso sulla funzionalità della rete diplomatico-consolare e sulla rimodulazione delle risorse ad essa destinate considerando che allo stato attuale essa presenta parecchie pecche che durante le dinamiche elettorali di questi giorni sono apparse alquanto evidenti se non amplificate. Ci sono tanti punti meritevoli di attenzione e con una specifica roadmap voglio intervenire con concretezza e senza demagogia.
Quale contributo hanno dato i parlamentari eletti all’estero in questi anni di attività all’interno del Parlamento italiano a favore degli italiani che vivono all’estero?
La normativa stessa che ha introdotto il voto oltre confine ha rappresentato una conquista democratica ma anche culturale, perché è come se l’Italia avesse fatto i conti con la sua storia, fatta di mancata riconoscenza nei confronti dei milioni di italiani scappati da una terra priva di prospettive e di futuro. I parlamentari che si sono succeduti in queste due legislature sono stati tanto diversi ed espressione di mondi a volte notevolmente distanti. Qualcuno ha creato imbarazzo, per ovvie questioni di cronaca, altri hanno lavorato duramente in una prospettiva di rispetto e di trasversalità che a mio parere dovrebbe essere una cornice operativa obbligata per chi rappresenta i connazionali. Purtroppo c’è una scarsa tendenza a fare gruppo, a condividere e a progettare in una visione di coralità e di lungimiranza, forse perché c’è stata una forte dose di protagonismo, ma gli italiani all’estero sembrano piuttosto attenti a questi aspetti che non mancheranno di sanzionare attraverso il voto.
Ritiene che la legge 459 (Norme per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all’estero) debba essere modificata e come?
Sicuramente è arrivato il momento di apportare qualche modifica, magari rivedendo le dinamiche del voto per corrispondenza, introducendo maggiori controlli e perché no, cominciando a pensare al voto elettronico che sicuramente risulterebbe meno esoso rispetto ai farraginosi sistemi cartacei e postali attualmente in uso. Purtroppo la vastità dei territori della circoscrizione estero, la lentezza delle dinamiche postali, soprattutto in alcune realtà, rendono di fatto impossibile l’esercizio di voto. Anche perché in molte circostanze il plico elettorale non arriva. Per cui molti italiani, segnatamente quelli che vivono a distanze chilometriche dal consolato, non provvedono a richiedere un duplicato delle schede. Questo è un limite che necessita di essere superato altrimenti si rischia di continuare a svilire un diritto inderogabile per il cui riconoscimento abbiamo lottato per anni.