(di Clara Salpietro) – Nato a S. Maria del Molise (IS), sposato con Patrizia e padre di Rebecca e Maximilian, l’onorevole Franco Narducci ci spiega come un parlamentare eletto all’estero riesce ad essere presente nel collegio elettorale e ci parla della legge che regola l’esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all’estero.
Narducci, deputato uscente, è candidato alla Camera dei Deputati nella ripartizione estera Europa con la lista Partito Democratico.
On. Narducci il deputato eletto all’estero come può essere presente in un territorio così vasto, per recepire le istanze degli elettori?
Effettivamente la vastità del collegio elettorale, un continente, rappresenta il maggiore ostacolo per un contatto e un confronto con le comunità italiane emigrate. Un notevole aiuto è sicuramente dato dagli strumenti di comunicazione oggi disponibili: la mia newsletter raggiunge un gran numero di connazionali. Inoltre, un aiuto prezioso viene dalla rete associazionistica che ancora resiste all’usura del tempo e dei passaggi generazionali. In ogni caso, per raggiungere i nostri connazionali-elettori occorre sacrificare moltissimi fine settimana.
Che cosa pensa di fare per gli italiani all’estero?
Anzitutto dare continuità al lavoro di questa legislatura per ridare forza alle politiche per gli italiani all’estero, fermare lo smantellamento dei servizi consolari coerentemente con quanto già proposto in Parlamento, portare finalmente in porto – confidando in un Governo più attento alle nostre comunità emigrate – alcune riforme legislative non più procrastinabili, promuovere incessantemente il sistema Italia a 360 gradi, salvaguardare il tessuto connettivo che gli italiani residenti all’estero hanno creato e alimentato per decenni con grande impegno, una esigenza vera soprattutto ora che tanti nostri concittadini partono di nuovo dall’Italia.
Quale contributo hanno dato i parlamentari eletti all’estero in questi anni di attività all’interno del Parlamento italiano a favore degli italiani che vivono all’estero?
Mi pare evidente che il contributo è stato soggettivo; anzi alcuni episodi come il caso Di Girolamo, ma anche altri, hanno danneggiato gravemente la percezione dell’utilità della nostra presenza in Parlamento. Personalmente ho cercato di dare risalto in ogni occasione al valore enorme che la rete italiana di presenze nel mondo ha per il Paese. Oltre alla pura attività legislativa ho creato momenti importanti d’incontro tra realtà ed esperienze provenienti dall’estero a confronto con quelle italiane, sul tema dei trasporti, dell’integrazione dei migranti, della promozione della lingua nazionale e della sua certificazione, senza dimenticare l’importanza e la tutela del lavoro italiano all’estero.
Ritiene che la legge 459 (Norme per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all’estero) debba essere modificata e come?
Così com’è, verrebbe da dire che questa legge è un “mostro” che si presta a tantissime polemiche. Purtroppo il Parlamento non ha modificato la legge introducendo quegli accorgimenti tecnici che erano stati proposti come, per esempio, doversi registrare preventivamente (la cosiddetta opzione al rovescio) per votare nel collegio estero.