(di Clara Salpietro) – Libertà e democrazia, ma anche Unità d’Italia e Resistenza: questi i temi principali affrontati a Zurigo lunedì 25 aprile, presso la Casa d’Italia, dove è stata celebrata la festa della Liberazione e anche i 150 anni dell’Unità d’Italia.
L’iniziativa, organizzata dal Comitato XXV Aprile di Zurigo, con il patrocinio del Consolato Generale d’Italia di Zurigo e del Comites di Zurigo, ha visto la partecipazione di un numeroso pubblico.
Ad aprire i lavori è stato Salvatore Di Concilio, presidente del Comitato XXV Aprile, che ha ricordato come nei Paesi del Nord Africa “i giovani stanno lottando per la democrazia e la libertà, per ottenere questi due diritti stanno rischiando la vita”.
“L’Italia non è più un Paese di emigrazione ma di immigrazione – ha affermato il Console Generale d’Italia, Mario Fridegotto – e la nostra storia dovrebbe farci capire le ragioni di chi bussa alle nostre porte”.
Poi riferendosi all’anniversario della Festa della Liberazione il Console Fridegotto ha voluto riprendere le parole pronunciate in mattinata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “A nessun caduto di qualsiasi parte e ai familiari che ne hanno sofferto la perdita si può negare rispetto e pietà. Rispetto e pietà devono accomunare tutti”.
“Il 25 aprile – ha aggiunto il Console Generale d’Italia di Zurigo – è la festa dell’Italia unificata e non di una sola parte. Senza unità il nostro Paese sarebbe rilegato ai margini della globalizzazione e dell’Europa. Viva la Resistenza, viva la Costituzione e viva l’Italia”.
Il Presidente del Comites di Zurigo, Paolo Da Costa, ha invece ricordato la figura di Piero Calamandrei e l’importanza che dava alla Carta costituzionale a suo avviso nata dalla Resistenza.
“Siamo i rappresentanti di quell’esodo di massa che negli anni ’50 spopolò varie regioni d’Italia”, ha esordito l’onorevole Gianni Farina (Pd), “possiamo definirci eredi di quella drammatica vicenda storica che fu la guerra di Liberazione”.
“La Resistenza – ha proseguito – per me è stata un messaggio di amore e fratellanza, non guerra civile, ma lotta di popolo contro l’orda nazista scesa dal nord ad occupare la Nazione dopo l’8 settembre del ‘43, e i suoi servi fascisti immiseriti ai compiti più odiosi e volgari. La Resistenza riscattò le pagine più gloriose del risorgimento italiano e gettò il seme da cui scaturì l’albero fiorente della democrazia: la Costituzione della Repubblica con i rami dei suoi principi fondamentali, fra i quali, l’articolo uno che definisce l’Italia repubblica democratica, fondata sul lavoro”. “Costruiamo l’avvenire – ha detto infine – con dignità, passione civile e umana”.
Per l’onorevole Franco Narducci “la storia di quelle giornate deve continuare ad essere trasmessa di generazione in generazione, perché la democrazia e la libertà sono una conquista di cui si può godere soltanto se la si alimenta giorno per giorno e la si vivifica con la partecipazione alla vita politica”. “La Resistenza – ha osservato – fu un vero e proprio spartiacque tra due epoche e origine di una nuova società. Da quella stagione che vide al centro la Resistenza è venuto fuori l’humus che ha portato alla costruzione di quel patto sociale tra componenti culturali diverse, che sta a fondamento del nuovo Stato repubblicano”. “Festeggiare – ha evidenziato – ha un senso se siamo capaci di fare una riflessione profonda su quei valori come Patria, famiglia, coraggio, lealtà, onore ed etica nell’amministrazione del bene comune, che sono il cemento della coesione sociale di un popolo”.
L’ultimo intervento ed il più atteso è stato di Tindaro Gatani che ha ripercorso la nascita dell’Unità d’Italia fino alla Resistenza e alla sua importanza per il territorio italiano. Un intervento preceduto dall’Inno d’Italia che ha coinvolto tutti i partecipanti alla manifestazione.
Gatani ha ricordato l’emigrazione italiana in Svizzera e come dopo l’8 settembre 45 mila italiani si rifugiarono in Svizzera. “Accanto ai profughi civili – ha spiegato Tindaro Gatani – alla frontiera si presentarono 30 mila soldati italiani che avevano abbandonato le armi. Nasce così la figura del ‘rifugiato militare’. La Svizzera a favore di questi internati militari istituì i campi universitari e tra i professori spiccava la presenza di Luigi Einaudi, Amintore Fanfani, Francesco Carnelutti, Gianfranco Bianchi, Concetto Marchesi, Luigi Preti”.
È stata poi ricordata la nascita nel 1943 e l’impegno negli anni della Federazione delle Colonie Libere Italiane in Svizzera.
“Dedico questo mio intervento – ha detto infine Gatani – a Neda, la ragazza uccisa da un miliziano mentre manifestava insieme al padre nelle vie di Teheran, e a tutti i popoli che lottano per la libertà e la democrazia”.
Sulle note di “Bella ciao”, la canzone cantata dai simpatizzanti del movimento partigiano italiano (Resistenza) durante la Seconda Guerra Mondiale e diventa l’inno della “rivolta verde” contro Ahmadinejad, sono state proiettate le immagini non solo della rivolta in Iran ma degli scontri, dei caduti e delle proteste in tutto il mondo.